Riassunto analitico
All'interno della successione langhiano-serravalliana della Marnoso-arenacea affiorano degli intervalli stratigrafici a dominante pelitica dello spessore di circa 50-200 m. Tali intervalli sono composti in prevalenza da emipelagiti e torbiditi siltoso-marnose in strati sottili, sono estesi lateralmente svariati chilometri, e contengono spettacolari episodi d’instabilità sedimentaria e numerosi corpi di carbonati autigeni. Questi ultimi sono costituiti da calcari micritici, calcari marnosi e calcareniti ricchissimi di malacofaune concentrate a nidi, con peculiari strutture brecciate, legate alla risalita di fluidi freddi ricchi in metano (seep-carbonates). La loro genesi sarebbe legata alla complessa e articolata interazione di meccanismi sia sedimentari che tettonici sindeposizionali: alti strutturali, generati da sollevamenti legati a thrusts ciechi, sarebbero i responsabili della sedimentazione degli intervalli pelitici situati nella porzione più interna dell’avanfossa. La migrazione verso l'alto di fluidi lungo le discontinuità tettoniche, generati in parte anche dalla dissociazione di gas idrati (clatrati), portava alla nascita di fiorenti comunità chemiosintetiche, alla precipitazione di carbonati autigeni ed allo sviluppo d'intensi processi di deformazione (strutture di espulsione di fluidi, brecciatura intrastratale, ecc.), con l'innesco di frane sottomarine, colate di vario tipo e caoticizzazione di sedimenti poco consolidati. La tesi si svolge in uno di questi intervalli situato in località Prati Piani (FI), dove le ottime condizioni di esposizione permettono di studiare i rapporti tra la fuoriuscita di grandi volumi di fluidi, la precipitazione dei carbonati metano-derivati e i processi d’instabilità sedimentaria (slides, slumps, brecce caotiche e soft sediment deformation structures). Scopo della tesi sarà ricostruire la dinamica evolutiva degli alti intrabacinali segmentanti l’avanfossa appenninica durante il Miocene.
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