Riassunto analitico
Nella prima parte dell’elaborato ci si occuperà di analizzare la poetica dei fratelli Coen e le caratteristiche principali del loro cinema. Si prendono dunque in considerazione i temi dominanti nelle loro opere e l’atmosfera suscitata dai loro storyworld. La considerazione da cui si parte è che le opere dei Coen non siano catalogabili in nessun genere cinematografico specifico: le storie raccontate spesso riguardano il genere poliziesco; le atmosfere e i personaggi ricordano il cinema noir anni 40’; l’estrema violenza di alcune scene è assimilabile al genere pulp; ma le gag di alcune coppie di personaggi avvicinano alcune sequenze alla slapstick comedy. Questa caratteristica disorienta lo spettatore, mettendolo in situazioni di imbarazzo psicologico e ambiguità emotiva: i Coen, rovesciando i generi e creando inaspettati cambi di rotta, rompono continuamente le aspettative dello spettatore. Un’attenzione particolare è dedicata alla definizione di Cinema Postmoderno, e, in particolare, si analizza il motivo per cui questa definizione è solo in parte adatta a descrivere il cinema dei Coen. Nella parte conclusiva del primo capitolo, si inserisce un approfondimento relativo ai personaggi made in Coen, sottolineando una caratteristica comune a quasi tutte le loro produzioni: la volontà di raccontare le vicissitudini di personaggi grotteschi, outsider che si dibattono in storie all’insegna di una tragica ironia di cui lo spettatore è silente osservatore. Il secondo capitolo dà all’analisi una base teorica introducendo alcuni argomenti di carattere semiotico; si definiscono le nozioni di traduzione intersemiotica e adattamento e ci si concentra sulla spiegazione del perché una trasposizione sarà considerata un “concrescere di senso” rispetto al testo di partenza, considerando le traduzioni anche, almeno in parte, delle interpretazioni. Il capitolo si conclude con riflessioni riguardanti l’indeterminatezza e l’ambiguità nel cinema e, in particolare, si portano esempi di indeterminatezza nel cinema dei fratelli Coen. Il terzo capitolo parte dall’osservazione che le persone sono avide di narrazioni. Nel contesto sociale odierno le serie televisive partecipano con cinema, letteratura e ogni altra forma di storytelling nel fornire narrazioni e veicolare quei contenuti narrativi che occupano la quotidianità delle persone. Si procede dunque esaminando le tecniche di storytelling della nuova “televisione complessa”, con particolare attenzione ai meccanismi narrativi e al contesto socio-culturale in cui si sviluppa, nella convinzione che ogni testo vada sempre considerato anche in base alla lettura da parte dei lettori/spettatori. Nel quarto, e ultimo capitolo, si entra nel vivo dell’analisi: si prendono in considerazione il film Fargo (Fargo, Joel Coen, 1996) del 1996, scritto e diretto dai fratelli Coen, e la prima stagione dell’omonima serie televisiva del 2014, per la quale i fratelli Coen svolgono il ruolo di produttori esecutivi. Dopo un’introduzione composta da alcune osservazioni di carattere generale su entrambi i prodotti audiovisivi, si svolge un’analisi semiotica tenendo ben presente la seconda fase della riflessione teorica di Algirdas Julien Greimas, il Percorso Generativo del Senso, un sistema semantico organizzato in livelli di profondità. All’interno di entrambi i testi audiovisivi si individuano un passaggio dall’astrazione del quadrato ad una narratività antropomorfizzata, con soggetti, azioni e situazioni. Quest’analisi ci serve per mettere in relazione i due testi, individuandone similarità e differenze. Le considerazioni conclusive riguardano nel dettaglio il ruolo dello spettatore e le strategie enunciative costruite da entrambi i testi audiovisivi protagonisti dell’elaborato.
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