Riassunto analitico
Il peso che il settore tessile ha nel complessivo sistema industriale nazionale ed europeo è ancora molto rilevante malgrado i ridimensionamenti subiti dal comparto nell’ultimo decennio. Per questo motivo l’oggetto dell’analisi è il rapporto dell’industria tessile con l’ambiente circostante su cui ricadono i forti impatti da essa prodotti. L’intento è, infatti, quello di fornire una panoramica del settore tessile-abbigliamento per soffermarsi, poi, sull’impatto ambientale che questo comporta e sul conseguente sviluppo della normativa obbligatoria e volontaria. Per una più semplice lettura, la tesi è stata divisa in due parti precedute dalla descrizione della nascita dell’industria tessile e del suo sviluppo fino ai giorni nostri, mettendo in risalto la presenza di più distretti tessili sul territorio italiano. In particolare la tesi tratterà il distretto di Carpi nel quale ho svolto l’attività di tirocinio. La prima parte spiega, inizialmente, la complessa filiera tessile, dalle fibre al tessuto pronto per creare l’abito, per trattare, poi, gli impatti ambientali che la tintoria e il finissaggio provocano. Gli impatti sono studiati dal punto di vista dell’inquinamento per l’utilizzo di coloranti e ausiliari, del consumo di acqua, energia elettrica e gas metano e degli scarti che vengono prodotti. Si concluderà con una classificazione delle fibre, dalla più impattante alla meno impattante, per le due fasi di nobilitazione prese in esame. La seconda parte, invece, affronta il complicato universo delle certificazioni ambientali volontarie che sono essenzialmente nate per porre riparo e per fronteggiare il grande problema dell’inquinamento dato dall’industria tessile, una dei settori più inquinanti nel mondo industriale. Saranno analizzate le certificazioni più conosciute, seguite in parte anche dall’azienda Stellatex. Nello specifico si trattano GOTS, OEKO-TEX, Campagna DETOX e STANDARD GB. Inoltre si farà anche un breve excursus sul REAch che entrerà in vigore il 31 maggio di quest’anno per le sostanze chimiche prodotte o importate da paesi non appartenenti all'UE in quantitativi superiori a 1 tonnellata all'anno. In conclusione sarà presentata una proposta di miglioramento di processi di produzione relativi alla tutela dell’ambiente per le tre aziende del Consorzio.
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