Riassunto analitico
In un contesto, in cui diventa sempre più necessario trovare vie terapeutiche alternative ai farmaci attualmente in commercio, soprattutto a causa dei problemi di resistenza e di tossicità, dati dagli effetti sistemici, l’aromaterapia ha acquisito una sempre crescente importanza da un punto di vista farmaceutico, poiché può costituire una valida e sicura terapia alternativa, complementare o di supporto ai farmaci stessi. Si definisce aromaterapia, l’utilizzo di essenze, ricavate da piante, per modificare o alterare lo stato o il comportamento di una persona e per stimolare il benessere fisico, mentale ed emozionale. Tali essenze, o oli essenziali, sono prodotti fitoterapici, di complessa composizione, ottenuti da piante ben definite da un punto di vista botanico. La modalità di estrazione può essere di tipo meccanico, attraverso la spremitura e l’estrazione per pressione, oppure di tipo chimico-fisico, per distillazione a vapore o a secco, e per estrazione con solventi o con grassi (enfleurage). La presenza negli oli essenziali di numerosi composti attivi, soprattutto terpeni, terpenoidi e derivati ossigenati (alcoli, fenoli, ossidi, aldeidi, chetoni, acidi), anche molto diversi fra loro, li rende estremamente ricchi di attività biologiche: possono, infatti, avere attività antiossidante, antinfiammatoria, antivirale, antibatterica, antiprotozoaria, antifungina e tante altre ancora. Per quanto riguarda l’attività antiossidante, in particolare, viene analizzata la sua efficacia nel campo delle malattie neurodegenerative, come Parkinson, Alzheimer e SLA, dove svolgono attività di neuroprotezione. Si tratta di patologie, che colpiscono il sistema nervoso centrale e comportano l’irreversibile e progressiva perdita di cellule neuronali in determinate aree del cervello e, di conseguenza, di funzioni, portando in modo inesorabile a esiti fortemente invalidanti per il paziente. Per la stragrande maggioranza di queste patologie, non esistono ancora terapie risolutive, ma solo sintomatiche. Nel sistema nervoso, la bassa concentrazione di composti antiossidanti endogeni, come glutatione, superossido dismutasi ed enzima catalasi, l’alto tasso di reazioni metaboliche e l’alta percentuale di acidi grassi polinsaturi, rendono questo sistema particolarmente suscettibile al danno ossidativo. La formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS), come l’idrogeno perossido, pur essendo una normale reazione metabolica dell’organismo, quindi compensata dalle difese antiossidanti endogene, può causare danno ossidativo, se non viene controllata, contribuendo alla morte cellulare dei neuroni, per danneggiamento dei costituenti cellulari, come DNA, lipidi e proteine. Gli oli essenziali possono, quindi, mettere a disposizione di tali patologie, la loro attività antiossidante, grazie a diversi meccanismi: scavenging dei radicali liberi, chelazione dei metalli di transizione e aumento dell’espressione degli antiossidanti endogeni, come strategia complementare a quella attuata dai classici farmaci. Tra gli oli essenziali, quelli che hanno una più spiccata attività antiossidante, dovuta principalmente ai polifenoli e ai terpeni che vi sono contenuti, sono gli oli essenziali di salvia (Salvia lavandulifolia), contenente 1-8 cineolo, canfora, canfene, α e β-pinene; eucalipto (Eucaliptus globulus), contenente eucaliptolo; cannella, contenente aldeide cinnamica; limone (Citrus lumia), contenente limonene e linalolo. L’attività antiossidante degli oli essenziali dipende, però, da tanti fattori che vanno tenuti in considerazione, come la localizzazione geografica, l’ambiente, la fase di estrazione e la modalità, che possono variare le proprietà farmacologiche e gli effetti ottenuti, rendendo, quindi, complesso lo studio di questi composti.
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