Riassunto analitico
La labour mobility è considerata la chiave per incrementare la competitività e la crescita dell’occupazione in Europa. Di conseguenza, sulla scia dei numerosi incentivi dell’Unione europea, il mercato del lavoro degli Stati membri appare oggi sempre più integrato. Nonostante ciò, i dati sembrano essere impietosi, i cittadini europei che lavorano in un altro Stato dell’Unione rappresentano solo il 3,3% della forza lavoro complessiva e giornalmente si assiste al fallimento imprevedibile di esperienze di mobilità. La ricerca nasce dunque con l’intento di interrogarsi sulla natura delle problematiche che soggiaciono a una tale situazione, al fine di elaborare e validare una scala multidimensionale in grado di misurare la predisposizione alla mobilità internazionale. Una prima fase della ricerca è dedicata allo studio della letteratura esistente sul costrutto “Predisposizione alla mobilità internazionale”, e su altri emersi come a esso collegati. Ciò ha permesso di realizzare delle ipotesi ed elaborare una prima scala di misura. Una scala di misura che, successivamente somministrata attraverso questionario on-line, è stata validità con il software di elaborazione statistica IBM-SPSS. Quest’analisi, attraverso l’eliminazione degli item non correlati, e quindi non in grado di spiegare il fenomeno studiato, ha permesso l’emergere della definitiva scala multidimensionale del costrutto predisposizione alla mobilità internazionale. Si tratta di una scala affidabile e valida a cui sottendono due differenti dimensioni: La prima più comportamentale riguardo l’intenzione concreta di intraprendere un’esperienza di mobilità internazionale; La seconda, invece, più legata alla sfera degli atteggiamenti e in grado di misurare l’attitudine pura nei confronti del fenomeno studiato. Quello che ci si aspetta è che, una scala così costruita possa permettere di aumentare i livelli di accuratezza nel predire la predisposizione alla mobilità internazionale, snellendo e velocizzando i processi di assunzione di lavoratori presso aziende operanti in paesi differenti da quello natio. Inoltre si presume che questo lavoro di ricerca possa tornare utile per individuare le leve sulle quali è possibile agire per incoraggiare la mobilità all’interno dei confini dell’Unione Europa.
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