Riassunto analitico
La tesi è una rassegna di studi già esistenti avente come tema le metodologie di formazione degli adulti a partire dal livello teorico fino a scendere nell’attuazione pratica di tali teorie, in particolar modo viene approfondita la tecnica dell’incidente critico. Questo elaborato è suddiviso in due parti. La prima è un’analisi delle macro-aree delle metodologie di formazione degli adulti a livello teorico e si avvicina poi alla pratica formativa analizzando le varie tipologie di architetture e strategie didattiche.Il primo capitolo ha inizio con una breve introduzione sul significato della formazione in età adulta, per poi passare a ripercorrere sinteticamente le più note e diffuse metodologie di formazione degli adulti: l’apprendimento come tradizionalmente conosciuto, l’approccio andragogico di Knowles, l’apprendimento esperienziale di Kolb, la metodologia umanistica di Rogers e la pedagogia per il cambiamento sociale di Freire. Ognuna di queste è descritta iniziando dai principi fondanti e ponendo particolare attenzione ai ruoli dell’insegnante e dell’allievo. Il secondo capitolo della prima parte si apre con un’ introduzione sul significato del contesto e delle ricerche riguardanti la Evidence Based Education, viene poi spiegato il significato delle architetture e presentata la Teoria del carico cognitivo. Di seguito saranno esaminate le architetture didattiche ed i loro principi fondanti: recettiva-trasmissiva, comportamentale, simulativa, collaborativa, esplorativa e metacognitiva. In ogni paragrafo dedicato a ciascuna delle architetture si affronteranno le strategie didattiche di dimostrata efficacia derivate da esse. La seconda parte di questo elaborato colloca la tecnica dell’incidente critico all’interno del panorama analizzato nel secondo capitolo e si occupa poi di approfondire questa specifica tecnica. Nel terzo capitolo viene definita la tecnica dell’incidente critico e successivamente si analizzeranno i tre principali contesti di applicazione: l’approccio originario di John C. Flanagan ed i differenti contesti di utilizzo che aveva individuato, un secondo approccio maggiormente focalizzato sul valore riflessivo e pedagogico di questa tecnica e, infine, il metodo degli shock culturali di Margalit Cohen-Emerique. Il quarto capitolo tratta di un laboratorio di Unimore a cui ho partecipato come osservatrice e successivamente vi è l’analisi di tre incidenti critici da esso emersi sulla base della metodologia di analisi di Margalit Cohen-Emerique. In futuro sarebbe interessante e proficuo implementare l’utilizzo di questa tecnica all’interno di contesti lavorativi che si occupano di relazioni educative con utenti e con la rete familiare che li circonda. L’incontro e lo scambio quotidiano con un vasto numero di soggettività differenti, espone chi opera in questi contesti a frequenti situazioni di incomprensione dovute, spesso, a difficoltà comunicative o a pregiudizi che caratterizzano, anche inconsapevolmente, l’idea dell’altro. Esporre questi professionisti ad un modo diverso di vedere le cose e di ripensare a questi momenti di difficoltà o spaesamento potrebbe, nel tempo, far loro interiorizzare questa metodologia riflessiva e permettere agli operatori di utilizzare uno sguardo nuovo per affrontare queste situazioni, prima che si prolunghino nel tempo e che logorino un rapporto che dovrebbe essere caratterizzato da un buon livello di fiducia reciproca.Potrebbe rivelarsi inoltre utile un implemento di figure per la mediazione all’interno di queste dinamiche.
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