Riassunto analitico
Il tema della conciliazione vita-lavoro è un tema molto dibattuto e trattato, sia a livello di politica pubblica che a livello di strategia e organizzazione aziendale. La legislazione di tutti i paesi europei se ne è occupata da vari punti di vista, quello del diritto alla famiglia, alle pari opportunità, alla tutela dei minori, del diritto a un lavoro, della libertà del fare impresa ma al contempo della necessità che questa non si scontri con l’interesse collettivo. Gli enti pubblici, le aziende, le associazioni e il terzo settore, stimolati dalla legislazione europea e nazionale, si stanno cimentando nell’individuare le soluzioni più capaci di favorire l’equilibrio tra la gestione dei tempi famigliari con quelli della vita privata. Anche gli esperti e studiosi di scienze sociali, umane ed economiche stanno osservando il fenomeno sociale tentando di comprenderlo o di spiegarlo ma al contempo di proporne una lettura più o meno legata ai vari soggetti che in tale fenomeno sono coinvolti: dalla famiglia alle donne, dai minori alle imprese, dalle associazioni di volontariato agli enti locali. Alla analisi della strumentazione elaborata da tali soggetti, pertanto, qualcuno affianca una proposta di maggiore efficacia di alcune soluzioni rispetto ad altre e tali prospettive molto spesso permeano l’attività regolatoria del legislatore che attraverso la produzione normativa tende a riprodurre la propria visione del fenomeno reale presente e futuro. L’impianto regolatorio all’interno del quale viene agita la conciliazione vita-lavoro appare quindi imbrigliato entro una visione statica del fenomeno sociale che non lascia spazio al cambiamento, alla percezione mutevole dei soggetti agenti, alle loro scelte di azione e alle motivazioni sottese a tali scelte. Per questo risulta particolarmente interessante provare a concepire la conciliazione vita-lavoro non come un sistema reificato, non come un mero insieme di soggetti agenti, ma come un processo euristico secondario di ripensamento, da parte dei soggetti coinvolti, dei processi primari che essi percepiscono come ambiti della loro vita privata e dei processi percepiti come afferenti all'ambito lavorativo; processo secondario capace di produrne un ulteriore che potremmo definire “integrato”. La conciliazione, nel solco della tradizione weberiana, diventa l’azione di ridefinizione, tra le parti in campo, di un processo regolativo volto a migliorare il benessere e la soddisfazione degli agenti stessi. Per questo non è possibile stabilire se sia meglio un asilo nido piuttosto che un part-time, il buono mensa piuttosto che il tele-lavoro. Poiché non è possibile giudicare la qualità di uno strumento in sé, a prescindere dal contesto nel quale esso è inserito, dalle aspettative ed esigenze dei soggetti ai quali esso è rivolto. Ciò che si può tentare di comprendere e spiegare è invece la qualità ed efficienza della regolazione tra le parti, nell'ottica di una necessaria adeguatezza al futuro. Ed eventualmente tracciare i confini per soluzioni ideal-tipiche inseribili in processi e contesti che presentino un qualche tipo di ricorrenza. La ricerca, avvalendosi dei contributi dei più importanti teorici e studiosi dell’organizzazione concepita come processo di azioni e decisioni volte al raggiungimento di obiettivi condivisi da un gruppo di soggetti che agiscono in condizioni di razionalità limitata, intende formulare una proposta epistemologica e metodologica in grado di definire la conciliazione come un “processo conciliativo” ed elaborandone alcune concezioni di riferimento la cui efficacia verrà verificata attraverso l’applicazione ad alcuni casi studio.
|
Abstract
Among academics and practicioners a fertile and challenging debate on the topic of work-life balance reconciliation has been developing.
Many points of view have been taken into account: family law, equal opportunities, childcare, company law.
In the wake of European and Italian legislation, public services and companies have been struggling in order to find suitable solutions for a better balance between work and life.
Academics observe the social phenomenon in order to to give an holistic image of it by including in the study all the involved subjects: family, women, companies, children, social services.
The major risk is to delegate to lawmakers the elaboration of the solution, without including the changing perceptions and motivations of the subjects.
In our research, we try to consider the phenomenon as a process of actions and decisions which is heuristic, uncertain, changeable as the intentions of the involved subjects are. We aim at challenging the mainstream theory that sees the social phenomenon as a reified one.
According to the weberian school, we try to considerate the work-life reconciliation as a continuous redefinition of the process, in order to improve the wellness of the involved subjects.
It has to be noted that it is difficult to choose the right tools irrespective of the overall context. Nevertheless it is possible to explain the quality and efficiency of the regulation among subjects.
Through the unbounded rationality theory, we are going to develop an epistemological and methodological theory that defines the reconciliation as a process of decisions and actions.
We also try to test our theory with supportive case studies and data generated by years of experience as a practitioner.
|