Riassunto analitico
BACKGROUND: La SLA è una malattia neurodegenerativa, tipica dell’età adulta, caratterizzata da perdita dei motoneuroni superiori e inferiori. La manifestazione dei sintomi compare tardivamente rispetto all’inizio del processo patologico ed avviene quando si ha già una perdita del 30% delle unità motorie. La sopravvivenza media dalla diagnosi si aggira mediamente intorno ai 2-3 anni e al momento non sono disponibili trattamenti in grado di modificarne significativamente il decorso. Uno dei fattori che rendono particolarmente difficile la ricerca di trattamenti efficaci è rappresentato dall’eterogeneità della malattia che si esprime sia a livello clinico che patogenetico. Per tale motivo l’identificazione di biomarcatori in grado di predire la prognosi della malattia o la risposta ad un trattamento, così come biomarcatori in grado di accelerare il procedimento diagnostico (ed in tal modo anche l’accesso alle cure), è oggi un tema di ricerca estremamente importante. L’obiettivo del nostro studio è stato quello di valutare il ruolo della proteina S100 come possibile biomarcatore diagnostico e prognostico di malattia. La proteina S100 è una proteina che lega il calcio ed è espressa principalmente negli astrociti e nelle cellule della glia; il suo ruolo nella SLA è a tutt’oggi poco chiaro e gli studi precedenti hanno fornito dati contrastanti sul possibile ruolo diagnostico della proteina, oltre che sul suo andamento nel corso della malattia. METODI: Questo studio ha incluso pazienti affetti da SLA, malattia di Alzheimer, e soggetti sani appaiati per età (± 5 anni) in un rapporto di 6:3:1. I biomarcatori analizzati hanno incluso i neurofilamenti a catena pesante e a catena leggera , TREM2, CHI3L1 (eseguiti con Elisa semiautomatizzato) ed S100B (mediante un immunodosaggio automatizzato a chemiluminescenza) eseguiti sia nel siero che nel liquido cerebrospinale raccolti al momento della diagnosi. RISULTATI: Abbiamo incluso nello studio globalmente 100 individui reclutati presso la clinica neurologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Di questi 100 soggetti, 10 sono stati reclutati dopo aver escluso patologie neurologiche, 60 erano soggetti affetti da SLA e 30 affetti da Malattia di Alzheimer (AD). I livelli di neurofilamenti, sia pesanti che leggeri, sono risultati essere più alti nei pazienti SLA rispetto ai controlli, mentre i livelli di S100B sono risultati essere significativamente inferiori nei pazienti SLA rispetto ai controlli (p=0.004). Nonostante ciò, non abbiamo potuto confermare un ruolo prognostico per la proteina S100B, in quanto i livelli sierici e liquorali di quest’ultima non sono risultati essere correlati al tasso di progressione della malattia, alla sopravvivenza, o al declino della funzione respiratoria. Valori significativamente inferiori di proteina S100B sono stati osservati nei pazienti affetti da SLA-FTD rispetto ai pazienti con SLA senza FTD nel liquor (p=0.05), mentre livelli significativamente più alti di proteina S100B liquorale sono stati osservati nella SLA associata a mutazione SOD1 (p<0.001). CONCLUSIONI: pur non avendo confermato un ruolo prognostico per la proteina S100B, in accordo con la letteratura abbiamo osservato valori liquorali più elevati nei pazienti SOD1 e valori ridotti in presenza di FTD. Quest’ultimo nuovo riscontro potrebbe essere utile, se confermato in ulteriori studi, per poter valutare precocemente l’insorgenza di FTD associata alla SLA.
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