Riassunto analitico
Stando a contatto con i miei alunni disabili, mentre svolgevo il mio lavoro di insegnante di sostegno, ho conosciuto il loro mondo, il mondo della disabilità, e mi sono accorta che esiste una vera e propria “cultura” che li riguarda. È sbagliata l’immagine che abbiamo costruito della persona con disabilità che mette al centro della questione l’handicap e non l’individuo. In Italia dagli anni ’70 ad oggi sono state gettate ottime basi per una perfetta inclusione attraverso ricerche, leggi, formazione da parte degli insegnanti etc. Ma allora perché siamo ancora così lontani da quella che considererei una buona inclusione? Ho deciso di porre le basi della mia ricerca facendo un excursus storico del concetto di disabilità cercando di capire come esso sia arrivato fino a noi e ai nostri giorni. Successivamente ho pensato che fosse il caso di ripercorrere la strada della disabilità all’interno dell’antropologia e ho scoperto che esistono studi etnografici che hanno fatto fare un grande salto in avanti nel campo della disabilità dando voce proprio alle persone disabili. Fornirò una visione dall’interno della scuola italiana, citando le leggi più importanti alle quali si fa oggi riferimento e introdurrò il tema dell’inclusione scolastica degli alunni disabili. Sulla base della mia osservazione sul campo spero di poter dare spunti importanti su come utilizzare in maniera corretta le strategie di inclusione. Esporrò poi la mia ricerca, spiegherò come mai ho deciso di indagare sulla costruzione del concetto di disabilità, commenterò le interviste che ho fatto alle mie colleghe estrapolando parole, concetti e convinzioni che accomunano le risposte delle mie colleghe. Valuterò, anche da un punto di vista filosofico, quanto l’utilizzo della tecnica aiuti gli individui disabili, in particolare gli studenti, nel processo di inclusione. Questi strumenti tecnologici sono sicuramente dei validi aiuti e riescono quasi sempre a colmare le mancanze della disabilità, ma cosa dire dell’isolamento sociale in cui spesso si ritrovano le persone disabili che abusano di questi mezzi? All’interno del panorama della scuola italiana, dove tutto ha un nome, un codice o una sigla, cercheremo di capire quanto e come l’utilizzo della tecnica all’interno del processo di inclusione contribuisca alla costruzione del concetto di disabilità. Infine, andrò a snocciolare una questione emersa dalle risposte alle mie interviste, ovvero l’importanza del lavoro nella scuola italiana, cercherò di capire se può esistere una vera integrazione del disabile, all’interno della società, che esuli dall’essere un individuo produttivo, partendo ovviamente dal contesto scolastico. La standardizzazione alla quale siamo sottoposti ogni giorno, la riduzione dell’alunno ad un ideale di perfezione, porta verso una mancanza di individualità. Questo processo penalizza ancor di più gli alunni disabili che sono ben lontani dal raggiungere questa esemplificazione. Una buona inclusione dovrebbe quindi puntare alla costruzione dell’individualità di ogni singolo alunno, sia disabile che normodotato. Per far sì che questo accada urge una collaborazione tra tutte le figure che ruotano attorno all’alunno disabile per garantire una corretta inclusione. Inserire un antropologo all’interno di questi team potrebbe essere la chiave per una corretta lettura della “cultura della disabilità”?
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