Riassunto analitico
Nel presente lavoro si parte da un excursus storico, con riferimenti ad aspetti giuridici e economici, la finalità perseguita è quella di indagare come la percezione del tempo e dello spazio si siano modificate in conseguenza del rapido sviluppo della tecnologia e dei nuovi rapporti che essa ha generato. Nel corso dell’ultimo anno questo fenomeno ha conosciuto una accelerazione straordinaria, determinata dalla pandemia tuttora in corso. Si è cercato di capire in che modo, la DaD e lo smart working, hanno modificato il metodo di insegnamento ed apprendimento ed il modo di affrontare il lavoro. Infatti, anche se tali modalità non sono completamente nuove, nel periodo precedente il COVID-19 erano ancora scarsamente utilizzate e solo in casi specifici. L’emergenza ha determinato la necessità di farne un utilizzo massiccio ed improvviso, determinandone un adattamento che solo in parte ha consentito di rispettarne le caratteristiche originarie. Nel corso del presente lavoro si è cercato di tenere conto di questa particolare condizione, ma, si sono comunque tenuti in considerazione vantaggi e svantaggi insiti a queste modalità, indipendentemente dalla situazione attuale. La scelta di questo argomento nasce dalla necessità di comprendere gli effetti prodotti nei soggetti coinvolti, conseguenti al vivere in una nuova realtà, dove spazio e tempo non risultano più condivisi fisicamente con gli altri e quindi non sono più quelli canonici. Per la presente tesi sperimentale è stato preso in esame un campione di studenti universitari di Relazioni di Lavoro e Direzione e Consulenza di Impresa di Modena. Lo strumento utilizzato è stato un questionario di tipo quantitativo, formato da trentadue domande, basato su scala Likert che permette di misurare l’atteggiamento dei rispondenti in merito ad una specifica tematica, in questo caso la DaD. La procedura adottata per la somministrazione del questionario è stata quella online. Accanto ai risultati ottenuti attraverso questa indagine, sono poi stati presi in esame altri dati statistici, forniti da fonti autorevoli pertinenti all’argomento. Nello specifico, per ciò che riguarda il lavoro agile, si è fatto riferimento a dati precedenti e contemporanei al periodo pandemico. I risultati ottenuti non sono sempre di facile interpretazione, ma il dato che appare più ricorrente è quello con cui si esprime un senso di isolamento e il bisogno di socialità, riscontrato in tutte le ricerche prese in esame e anche in quella condotta. Collegato a questi bisogni rileviamo una percezione modificata del tempo, sia di lavoro che privato, che tende a sconfinare perché non è più scandito dai riferimenti tradizionali e per questo risulta più difficile da gestire. D’altra parte, una modalità di lavoro e didattica da remoto, applicata per una certa percentuale di ore settimanali, sia lavorative che di apprendimento appare, però, essere una soluzione gradita. L’insegnamento che si può trarre dai dati raccolti e dalle ricerche svolte è che il benessere e la produttività del lavoratore possono essere conciliati tra loro mantenendo un giusto equilibrio attraverso una riorganizzazione di spazi e tempi, cercando di modificare la precedente impostazione sia didattica che di lavoro, senza perderne gli aspetti positivi.
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