Riassunto analitico
L'arterite a cellule giganti è una vasculite granulomatosa dei grandi vasi che colpisce solitamente l'aorta e i suoi rami principali. Si tratta di una malattia immuno-mediata in cui si osserva un infiltrato infiammatorio e formazione di granulomi a livello della parete delle arterie. È la vasculite più comune dopo i 50 anni di età. La diagnosi si basa su sintomi clinici, parametri di laboratorio e sulla valutazione istologica di biopsie di arteria temporale, il gold standard per la conferma diagnostica. Il pattern di infiammazione che si ritrova più frequentemente nelle biopsie di arteria temporale è rappresentato da linfo-monociti che attraversano interamente la parete arteriosa, chiamato transmurale. I meccanismi alla base della patogenesi dell’arterite a cellule giganti sono solo parzialmente conosciuti. La terapia è basata sull’assunzione di glucocorticoidi. Tuttavia, circa il 30% dei pazienti sviluppano recidive durante la terapia, condizione che può richiedere un trattamento prolungato ed eventualmente dosi maggiori di glucocorticoidi con un aumentato rischio di effetti collaterali. Attualmente non sono noti dei marcatori in grado di identificare, alla diagnosi, i pazienti che con maggiore probabilità risponderanno ai glucocorticoidi rispetto a quelli che svilupperanno recidive e che necessiterebbero di terapie combinate. L’obiettivo di questo studio è stato quello di individuare possibili predittori di risposta alla terapia, analizzando biopsie di arterie temporali da pazienti con arterite a cellule giganti che hanno risposto alla terapia e che hanno sviluppato recidive durante follow-up. È stata effettuata un’analisi di espressione genica in campioni di arterie temporali infiammate fissate in formalina e incluse in paraffina (Formalin Fixed Paraffin Embedded, FFPE) da una coorte di discovery di pazienti mediante tecnologia high–throughput NanoString nCounter. Si tratta della tecnologia più appropriata per valutare l’espressione genica in campioni clinici di archivio FFPE. È stato utilizzato il pannello PanCancer Immune Profiling comprendente 770 geni implicati in risposte immunitarie. I geni CCL14 e ITGB4 sono risultati significativamente più espressi, mentre i geni FCGR2B, CLEC5A, TREM1 e IL8 sono risultati meno espressi nei campioni dei pazienti che hanno sviluppato recidive rispetto ai campioni dei pazienti che hanno risposto alla terapia. L’espressione differenziale di tali geni è stata validata mediante un’altra tecnologia, la real–time PCR, in campioni di arterie temporali congelate a -80°C di una coorte diversa di pazienti. I 6 geni identificati mediante Nanostring nCounter non sono stati confermati come predittori di risposta alla terapia a seguito dell’analisi con real-time PCR, mostrando un’espressione comparabile tra i campioni dei pazienti che sono andati incontro a recidive e i campioni dei pazienti che hanno risposto alla terapia. Sono state analizzate possibili cause di questa discrepanza: variabili biologiche (diverse coorti di pazienti) e tecniche (diverse modalità di conservazione dei campioni, di estrazione dell’RNA e di valutazione dell’espressione genica). La coorte di pazienti di discovery era comparabile alla coorte di validazione per vari parametri clinici. La purificazione dell’RNA effettuata solo nell’analisi Nanostring nCounter non ha modificato i livelli di CCL14, IL-8, FCGR2B, TREM1 mentre potrebbe avere influito sui livelli di ITGB4 e CLEC5A. La quantificazione dell’espressione genica da uno stesso campione in parte FFPE e in parte congelato mediante real-time PCR ha prodotto risultati differenti. In conclusione, sulla base dei dati, si ritiene necessario effettuare la fase di validazione su campioni FFPE di una coorte indipendente di pazienti utilizzando la tecnologia NanoString nCounter.
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