Riassunto analitico
Le interazione tra farmaci sono comuni nel corso di una terapia antitumorale. I farmaci psicotropi sono spesso indicati per i malati di cancro, che possono soffrire sia di disturbi psicologici preesistenti alla diagnosi, sia di disturbi associati alla diagnosi e/o alla terapia del cancro. Una diagnosi di cancro cambia la vita ed è fonte di notevole stress psicologico ed emotivo. Una tristezza non patologica può essere considerata una risposta normale a una diagnosi di cancro, tuttavia un livello di stress superiore a quello controllabile dai meccanismi di adattamento dei pazienti può provocare un disturbo depressivo maggiore. La depressione porta ad un peggioramento della qualità della vita e compromette i risultati della terapia a cui viene sottoposto il paziente, con la conseguenza di un aumento dei tassi di mortalità per il cancro. Una meta-analisi ha rivelato che la depressione minore o maggiore aumenta i tassi di mortalità fino al 39% e che i pazienti che mostrano anche solo alcuni sintomi depressivi possono essere esposti ad un aumento del 25% del rischio di mortalità. Ci sono tre scenari in cui le interazioni tra farmaci possono potenzialmente influenzare la terapia per i malati di cancro: (1) aggiunta di un farmaco che interagisce con il trattamento chemioterapico del paziente; (2) somministrazione di un trattamento chemioterapico ad un paziente che è contemporaneamente trattato con un farmaco in grado di interagire e (3) eliminazione di un farmaco interagente da una chemioterapia cronica. Le interazioni farmacologiche tra farmaci antidepressivi e farmaci antitumorali possono essere di tipo farmacocinetico e farmacodinamico. Le interazioni farmacocinetiche coinvolgono farmaci che condividono gli stessi percorsi metabolici; il risultato sarà una induzione o una inibizione di qualche isoforma del sistema enzimatico CYP450, che si potrà tradurre in un aumento o una dimunizione della concentrazione di uno dei due tipi di farmaco. Le classi di farmaci antitumorali più coinvolte in questo tipo di interazioni sono gli inibitori delle tirosin-chinasi, corticosteroidi e agenti antimicrotubuli. Invece, le Interazioni farmacodinamiche si verificano a causa dell’addizione di effetti collaterali e di comuni siti tossicologici dei farmaci. Le interazioni farmacodinamiche clinicamente significative coinvolgono depressione additiva a carico del sistema nervoso centrale, sindrome serotoninergica, mielo-soppressione e il potenziamento del prolungamento dell'intervallo QT farmaco-indotto e le torsioni di punta: quest’ultimo è il caso della possibile interazione tra tamoxifene ed antidepressivi triciclici a seguito del loro potenziale aritmogeno additivo. Interessante è il caso di farmaci come la talidomide, usata come sedativo negli anni ’60, fino alla sua sospensione a causa dell’effetto teratogeno, il cui uso nel mieloma multiplo, in virtù dei suoi effetti immunostimolanti, antiinfiammatori e anti-angiogenici, è in continuo aumento. La sua co-somministrazione con altri farmaci ipnotici ed ansiolitici, quali midazolam orale, causerebbe forte depressione e severe reazioni avverse di tipo respiratorio. A livello clinico è fondamentale porre attenzione alle possibili interazioni tra agenti antipsicotici e farmaci antitumorali, sia per operare scelte atte a minimizzare il rischio di interazione, sia, laddove questo non fosse possibile, per monitorarne costantemente i livelli plasmatici dei farmaci, allo scopo sia di evitare effetti tossici che di assicurare l’efficacia della terapia antitumorale e, al contempo, una sufficiente copertura psicotropa.
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