Riassunto analitico
Il fenomeno dello stress lavoro correlato sta assumendo un rilievo sempre maggiore nell’ambito internazionale e comunitario. Da un punto di vista normativo si trattato l’argomento, dapprima a livello europeo con la Strategia comunitaria del 2002 e l’Accordo quadro del 2004, e successivamente a livello nazionale con il d.lgs. 81/08 che rappresenta il testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro e con l’Accordo interconfederale volontario dello stesso anno (che recepisce quello europeo). Attraverso l’obbligo di valutazione di tutti i rischi il decreto esplicita la presa in considerazione di quelli psico-sociali, sebbene la Costituzione e l’art. 2087 del codice civile ne costituissero già il presupposto alla prevenzione. Il d.lgs 81/08 ha rappresentato una svolta rispetto alla legislazione precedente, ma non ha fornito le indicazioni per attuare tale valutazione, mettendo così i giuristi a confronto con una materia complessa nella quale la salute del lavoratore è legata all’organizzazione del lavoro. Le fonti nazionali e straniere hanno dato diverse definizioni del fenomeno, nelle quali si fa riferimento a situazioni che si svolgono nell’ambito lavorativo e al contempo dovute a fattori soggettivi ed oggettivi dell’attività svolta. Questa è la principale differenza rispetto allo stress in campo medico e psicologico. La tematica necessita di un approccio multidisciplinare che ne permetta l’approfondimento, la definizione, l’identificazione dei fattori scatenanti, l’elaborazione di indicatori valutabili in modo omogeneo. Solo in questo modo si può diffondere un nuovo concetto di benessere, che permetta al mondo del lavoro di comprendere l’utilità della prevenzione dei rischi emergenti sia in termini di salute individuale, che di efficienza e contenimento dei costi. Un mutamento così profondo e radicato, porterebbe ad una maggiore consapevolezza dei datori di lavoro nella reale attuazione della normativa, ma per la sua complessità necessita di tempo per essere implementato. Considerando le difficoltà applicative, la giurisprudenza deve intervenire nel rispetto di una legge che desta molte perplessità e ritrosie da parte dei datori di lavoro e che di fatto permette una valutazione superficiale dello stress lavoro correlato. In caso di controversia, per stabilire se sia stata violata la legge il giudice da un lato deve ricorrere a un’interpretazione della norma legata ai principi ispiratori e alle finalità, dall’altro deve valutare l’onere probatorio posto a carico del lavoratore, il quale dovrà far riferimento non solo alle norme penali/processuali per il lavoro, ma di tipo multidisciplinare (come quella di tipo organizzativo). Questo compito, partendo da una contestualizzazione generale dell’argomento, vuol evidenziarne la diffusione nel mondo del lavoro e prendere in esame le problematiche relative all’applicazione della normativa nel nostro Paese. Nel primo capitolo si è cercato di inquadrare il fenomeno sia nel mondo del lavoro attuale, evidenziandone l’importanza tangibile tramite alcuni dati economici, sia a livello descrittivo viste le difficoltà nel determinarne i confini e nello stabilire una definizione univoca. Nei capitoli successivi, ovvero il secondo e il terzo, si è cercato, invece di dare un quadro dell’evoluzione normativa europea ed italiana e di illustrare i principali soggetti coinvolti dal d.lgs 81/08 nella disciplina dello stress e le sanzioni nel caso di comportamenti scorretti. L’ultimo capitolo è stato dedicato alle principali problematiche nell’applicazione del testo unico a livello giurisprudenziale, evidenziando l’importanza dell’azione interpretativa del giudice di fronte alle lacune della normativa.
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