Riassunto analitico
Le modalità attraverso le quali le imprese si finanziano sono essenzialmente due: il ricorso a strumenti di mercato o il finanziamento via intermediari finanziari. L’esistenza degli intermediari, condizione sub-ottimale, è sempre stata spiegata dalla necessità di porre rimedio alle imperfezioni di mercato e dalla conseguente distanza da una situazione di mercato perfetto. Il loro ruolo infatti, basato sul presupposto di collegare le unità in surplus e quelle in deficit attraverso una minimizzazione delle asimmetrie informative, ha certamente un costo, che potrebbe essere idealmente evitato facendo ricorso al mercato diretto. Tale affermazione risulta tuttavia vera ed applicabile solo all’interno di un mercato perfetto, in cui è possibile raggiungere un equilibrio generale di tipo walrasiano. La crescita del grado di finanziarizzazione osservata a partire dagli anni Ottanta, è legata allo sviluppo dei mercati finanziari e all’estensione dei processi di securitization. Conseguentemente, i mercati interni e quelli internazionali, fondati sull’emissione di titoli, hanno iniziato a crescere a livelli sconosciuti in passato, portando molti operatori a ritenere che stesse iniziando una nuova era, in cui il finanziamento tradizionalmente erogato dagli intermediari bancari lasciava spazio a quello di mercato. Il presente contributo è indirizzato a valutare queste tendenze cercando di dare risposta ad alcuni principali quesiti: come si è modificato l’approccio delle imprese verso gli intermediari, in primis le banche, in questa fase di sviluppo di mercato? Le aspettative dei primi anni Novanta, in cui diversi contributi concludevano per una supremazia del canale di finanziamento diretto, si sono realizzate? La crisi finanziaria ha condizionato i comportamenti delle imprese in tema di canali di finanziamento? Per rispondere a tali quesiti l’analisi empirica che andremo a presentare sarà svolta sull’orizzonte temporale 1997-2012 attraverso la disamina delle caratteristiche dei sistemi finanziari di sei paesi (Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Spagna e Stati Uniti). Il primo capitolo dell’elaborato che andiamo a presentare ha come soggetto principale il sistema finanziario: riporteremo le principali teorie a riguardo, le unità che lo compongono, fino ad arrivare all’analisi dei diversi circuiti attraverso cui il sistema finanziario stesso opera, trasferendo le risorse tra i diversi settori. Nel secondo capitolo vengono individuate le principali teorie e i modelli che saranno utilizzati: gli indici di Schmidt, Hackethal e Tyrell, che permettono di misurare il grado d’intermediazione e securitization presente all’interno di un dato sistema finanziario, partendo dalla riclassificazione per controparti dei flussi di conti finanziari dei diversi Paesi ed il modello sulle OBSAs (Off-Balance Sheet Activities) di Boyd e Gertler, in grado di valutare l’importanza di quelle attività bancarie che normalmente non sono riportate nel totale attivo in bilancio, poiché riferibili a servizi diversi da quelli appartenenti alla funzione tipica della banca. Il terzo capitolo rappresenta la parte empirica dell’elaborato e si suddivide in due sezioni principali: la prima è composta dalla descrizione dei sistemi finanziari nazionali dei Paesi esaminati, la seconda è basata su un confronto internazionale più approfondito in merito ad una pluralità di aspetti. In particolare si indagherà il processo di securitization, di disintermediazione e in seguito ci focalizzeremo sul settore bancario in modo da valutare più chiaramente un eventuale decadimento della sua figura,da più parti paventato. Infine concluderemo il confronto internazionale con un focus dedicato alle imprese non finanziarie, nel tentativo di mostrare i cambiamenti nelle modalità di finanziamento utilizzate, passando attraverso gli eventi che hanno caratterizzato il periodo in esame.
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