Riassunto analitico
I fattori macrofinanziari sono uno dei principali driver della performance delle diverse asset class. Di conseguenza, in ottica di asset allocation tattica risulta importante verificare empiricamente la validità delle relazioni attese tra gli andamenti delle diverse asset class e quelli dei principali fattori macrofinanziari. Infatti, qualora tali relazioni fossero verificate empiricamente, se un gestore di portafoglio riuscisse ad individuare con anticipo gli andamenti futuri dei vari macro-risk drivers potrebbe sfruttare tali relazioni sovrappesando rispetto al benchmark le classi di attività correlate positivamente (negativamente) ai fattori macrofinanziari attesi ad aumentare (diminuire) e, viceversa, sottopesando le asset class correlate positivamente (negativamente) ai fattori attesi a diminuire (aumentare). Il presente lavoro di tesi si propone quindi di offrire un’analisi empirica finalizzata a verificare come le performance delle diverse asset class sono influenzate dalle variazioni dei principali fattori macrofinanziari. Sono state effettuate due analisi empiriche. Nella prima sono stati calcolati i rendimenti e gli Sharpe Ratio medi mensili delle principali asset class al variare dei macro-risk driver. Lo studio empirico ha confermato i risultati attesi dalla teoria economica. Ad esempio, si è verificata un’opposta sensitivity al fattore crescita economica tra azionario e obbligazionario governativo, oppure un’opposta sensitivity crescita-inflazione tra quest’ultimo e le materie prime; inoltre, si è osservato come tutte le asset class considerate abbiano preferito contesti di alta liquidità e, a parte l’obbligazionario governativo, di bassa volatilità. La seconda analisi ha ulteriormente approfondito il tema calcolando i rendimenti medi relativi tra coppie di asset class condizionandoli però sia alle condizioni iniziali dei risk driver (basse, medie, alte) che alla loro direzione futura nei dodici mesi successivi (in aumento, diminuzione ovvero stabile). Questa analisi ha mostrato come l’utilizzo di questi due filtri abbia portato ad ottenere rendimenti coerenti con quanto suggerito dalla teoria economica, e sostanzialmente differenti da quelli “unconditional” di lungo termine. Ad esempio, un aumento dell’US Manufacturing PMI di almeno tre punti nei 12 mesi seguenti, soprattutto a partire da livelli relativamente bassi, ha portato l’azionario statunitense a sovraperformare mediamente del 14.51% l’obbligazionario governativo statunitense (rispetto a una sovraperformance media “unconditional” del 6.35%); oppure un aumento dell’US CPI y/y di almeno 50 bps in 12 mesi, partendo da livelli relativamente bassi (esempio 0.5% y/y) o medi (esempio 3.1% y/y) ha portato le materie prime a sovraperformare mediamente l’obbligazionario governativo statunitense rispettivamente del 13.75% e del 19.61%.
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