Riassunto analitico
Affrontare la marginalità nei contesti formativi significa creare ambienti educativi inclusivi in grado di evadere dal modello di umanità monovalente e capaci di rompere le barriere che impediscono alle soggettività non conformi di beneficiare pienamente dell’istruzione. La marginalità dovrebbe essere colta non solo come condizione di svantaggio, ma come luogo da cui emergono prospettive uniche e voci di resistenza che invece di essere silenziate o sottomesse, possono sfidare le strutture dominanti. Ad un certo punto della storia si è smesso di parlare della scuola in termini di missione pubblica e finalità educative, filosofiche e politiche e si è iniziato a parlare della sua utilità, del vantaggio che ogni consumatore-scolaro poteva trarne abbandonando così l’idea che la scuola sia un luogo di trasmissione di valori. La pedagogia deve necessariamente cogliere questa sfida e recuperare la sua natura contestativa per “insegnare a trasgredire”. Secondo questa prospettiva la scuola si può intendere come spazio democratico solo se è in grado di attivare processi di emancipazione e autodeterminazione capaci di sostenere le persone in situazioni subalterne nel processo di trasformazione della loro posizione ai confini della società in una fonte di resistenza, potenza e cambiamento. Questo lavoro prende come riferimento la pedagogia impegnata del secondo Novecento e l’attualità della proposta di scuola popolare di Freinet che si ergono sui valori di libertà, emancipazione e cooperazione. Mentre la categoria della differenza ha messo in crisi l’idea di una identità fissa a favore di una rappresentazione fluida e multisfaccettata, così il paradigma intersezionale ha descritto come le diverse identità sociali si intrecciano e influenzano le varie forme di oppressione e repressione. Le persone appartenenti a gruppi minoritari possono essere esposte a discriminazione e pregiudizio da parte dei coetanei e del personale e questo può ostacolare il coinvolgimento, riducendo la motivazione e il senso di appartenenza alla comunità. Le scuole che promuovono un ambiente inclusivo e rispettoso delle differenze invece tendono ad avere una partecipazione migliore; per questo gli insegnanti dovrebbero preoccuparsi di costruire delle comunità di apprendimento, spazi che mettono in primo piano l'apprendimento condiviso critico e ragionato e la relazione di fiducia che deve necessariamente instaurarsi tra le parti, in un clima in cui la voce di ognuno viene ascoltata. Gli insegnanti dovrebbero quindi affrontare la questione della riproduzione delle dinamiche di dominio anche all’interno del gruppo classe e aiutare il processo di decostruzione in favore della possibilità di ognuno, compreso i soggetti marginalizzati, di esprimersi senza paure. Si delinea così una pedagogia volta al benessere sia degli studenti che degli insegnanti fondativa di una scuola che riscopre il piacere di stare in classe tramite relazioni autentiche e alleanze tra le varie agenzie educative presenti sul territorio.
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