Riassunto analitico
L’elaborato di tesi tratta l’argomento del ruolo del coordinatore pedagogico nei servizi educativi, facendo particolare riferimento al ruolo di mediatore di riflessività. La figura del coordinatore pedagogico è stata affrontata nel primo capitolo cercando di delinearne un profilo professionale. Per questo motivo l’elaborato inizia trattando quella che è stata l’evoluzione storica della figura, sia a livello legislativo sia per quanto riguarda il riconoscimento lavorativo, ma anche sociale e cultura del ruolo. La figura infatti nasce per rispondere ai bisogni di una società in cambiamento, alle trasformazioni che, a partire dagli anni ’70, hanno coinvolto i servizi educativi i quali abbandonarono principi custodialistici e prettamente assistenziali che li caratterizzavano, a favore di valori educativi e pedagogici che ponessero al centro la figura del bambino, il riconoscimento dei suoi diritti fondamentali e anche il sostegno alla famiglia. Il coordinatore nasce perciò in anni di grandi cambiamenti, sopratutto in quelle amministrazioni più sensibili alla cultura dell’infanzia. Lo sviluppo di questa figura è legato sopratutto alle diverse necessità che nel tempo si sono susseguite nel panorama dei servizi educativi. Infatti questa è una figura che si è costruita prevalentemente sul campo, la quale per molti anni non ha avuto una chiara identità professionale a causa di una legislazione nazionale che per molo tempo è risultata quasi estranea a questo tema. Gli anni 2000 dimostrano una crescente attenzione del legislatore alla cultura dell’infanzia, a partire dai quali venne riconosciuta l’importanza della presenza di questa figura, anche se si dovrà attendere oltre un decennio per avere un riconoscimento ed inquadramento della professione. La Regione Emilia-Romagna si è dimostrata sin dall’inizio, particolarmente attenta e lungimirante nel riconoscimento e nella valorizzazione di questa figura approvando diverse politiche per l’infanzia. Le competenze attribuite al ruolo riguardo una pluralità di aree d’intervento: dall’elaborazione del progetto pedagogico dei servizi, alla gestione dei rapporti e delle dinamiche interne al servizio, alla organizzazione del servizio, oltre che la valutazione della qualità dello stesso, sino alla responsabilità del coordinatore di mettere in rete il servizio, ovvero la sua promozione ed integrazione con la rete dei servizi. Si è affrontato poi il tema della riflessività, come dimensione centrale dell’agire professionale all’interno di contesti complessi, unici e indeterminati che richiedono una costante azione riflessiva per rileggere, ripensare le proprie pratiche, apprendere da queste e raggiungere una maggiore consapevolezza sul senso e significato delle proprie azioni. Deve essere assunta una postura riflessiva per riuscire a far fronte alla complessità quotidiana, il che si traduce in gruppi di lavoro educativi, comunità di pratica, che attraverso processi partecipativi e di confronto sulle proprie pratiche, di scambio di esperienze, negoziano costantemente i significati delle proprie prassi, costruendo una sorta di senso comune che contribuisce alla qualità dei servizi. Il coordinatore pedagogico, in quanto figura cardine del gruppo educativo, ha alla base del suo operato la funzione di mediatore di riflessività, che promuove, sostiene e facilita processi riflessivi e dinamiche di costruzione di comunità di pratiche, utilizzando una documentazione e strategie narrative che illuminino le pratiche. L’ultima parte dell’elaborato muove dall’intenzione di leggere nelle parole di coordinatrici ed educatrici, l’importanza, il valore della riflessione nella loro professione, il riconoscimento che ne danno, anche alla luce degli ultimi due anni di pandemia che hanno portato a cambiamenti inevitabili, ma anche a consapevolezze nuove.
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