Riassunto analitico
Il lavoro fornisce il quadro della disciplina relativa ai rapporti tra intermediario e cliente a seguito del recepimento nel TUF e nel Regolamento Intermediari n.20307 del 15 febbraio 2018, in vigore dal 20 febbraio 2018, della Direttiva 2014/65/EU del 3 gennaio 2018. Dopo aver ripercorso i diversi momenti che, a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo, hanno caratterizzato questo settore dell’ordinamento, è dedicata specifica attenzione al tema della trasparenza, ed in particolare ai principi contenuti nell’art. 21 del Testo Unico della Finanza. In particolare, si è visto, ripercorrendo le principali fasi evolutive della regolamentazione in materia (dalla istituzione della Consob nel 1974 alla Direttiva 2004/39/CEE), come il legislatore abbia iniziato a prendere atto dell’importanza della tutela degli investitori in ambito di investimenti finanziari. Il lavoro si concentra successivamente sulla Direttiva 2014/65/UE, meglio conosciuta come Mifid II, ed in particolare sui contenuti dell’art. 21 del TUF, aggiornato con le modifiche apportate dal D.lgs. n.107 del 10 agosto 2018 e vigente dal 29 settembre 2018. L’elaborato evidenzia dapprima le caratteristiche del primo comma della norma, in particolare soffermandosi sugli obblighi di comportamento degli intermediari riguardanti la correttezza, diligenza e buonafede degli stessi e ai fondamentali principi di adeguatezza e appropriatezza. Una breve parentesi affronta l’istituzione dell’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), istituito proprio a favore di una maggiore tutela nei confronti dei clienti al dettaglio. Successivamente, si analizza la disciplina dei conflitti di interesse e della riforma relativa alla gestione degli stessi. L’ultima parte del lavoro è dedicata al tema della Product governance, che rappresenta una delle principali novità di Mifid II, recepita dall’ordinamento italiano nello stesso art.21 del TUF e nel Regolamento Intermediari. La Product governance introduce la distinzione tra due categorie di intermediari (manufacturers e distributors), aventi obblighi differenti ma complementari, e richiede la coerenza dello strumento finanziario al mercato di riferimento (target market) prima ancora che esso venga distribuito, e dunque, alla fase di concezione dello stesso. Tale politica di controllo a “monte” dello strumento finanziario è volta a rafforzare le regole di trasparenza. In conclusione, emerge che sarebbe forse opportuno un maggiore controllo sull’intermediario distributore riguardo all’adempimento di tutti gli obblighi imposti da Mifid II nei confronti del cliente finale col quale si relaziona. L’analisi dell’impatto sull’effetto della Product governance sono tuttavia compiute in maniera semplificata, a causa dell’ancora ridotta disponibilità di dati ed informazioni, ed appare pertanto prematuro giudicare gli effetti di tali regole sia per il cliente, sia in generale per i mercati finanziari, ed in particolare se possa ritenersi raggiunto l’obiettivo di una più efficiente allocazione della ricchezza finanziaria detenuta.
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