Riassunto analitico
Questo lavoro di tesi si propone di presentare Ogden Nash, uno dei più apprezzati autori americani di versi umoristici del Novecento. Esponente di quel genere poetico raramente considerato dalla critica accademica, che è il light verse, Ogden Nash è un prestigiatore di parole, un poeta dalla metrica funambolica e dalle rime impossibili. Tuttavia proprio queste caratteristiche, che ne hanno decretato la fama nel mondo anglofono, ne hanno contemporaneamente limitato la conoscenza al di fuori di questo ambito a causa delle grandi difficoltà di traduzione. Il primo capitolo cerca di descrivere le caratteristiche del light verse, attraverso le riflessioni di studiosi, critici e poeti che hanno curato diverse antologie di questo genere. Si considerano l'intenzione che guida gli autori, le caratteristiche che i componimenti analizzati possiedono e le loro particolari forme metrico-ritmiche. Infine si dedica un breve approfondimento al concetto di wit come ingegno, partendo dall'analisi che Luciano Anceschi propone di un passo dell'Essay of Human Understanding di Locke. Il secondo capitolo presenta Ogden Nash partendo dalla sua biografia e dalle sue pubblicazioni; si procede quindi a delineare un quadro generale della sua poesia e del suo stile, soffermandosi infine sul concetto di horse sense e sul ruolo che questo gioca all'interno della sua poesia e della cultura americana. Il terzo e ultimo capitolo si apre con una riflessione teorica sull'arte della traduzione e in particolare di quei testi così particolari (perché fatti di rime, parodie, nonsense e altri giochi verbali) che richiedono al traduttore di rivedere e rielaborare il proprio approccio alla traduzione. Attraverso l'analisi dei vincoli traduttivi, si vedrà come la stretta fedeltà al significato letterale di un componimento a volte non sia la migliore maniera per restare leali alla sua originale natura. In chiusura, si propongono alcuni tentativi di 'traduzioni aperte' di alcune brevi poesie di Nash dedicate agli animali.
|