Riassunto analitico
Il presente lavoro è volto a proporre due strategie di trading per la costruzione di portafogli long-short equity diversificati dinamicamente tra 10 indici settoriali GICS dello S&P 500 (tutti eccetto il Real Estate Index), assumendo le posizioni in funzione del valore assunto dal Cyclically Adjusted Price-Earnings (CAPE) ratio, e si analizza la performance di tali portafogli nel periodo tra Settembre 2001 e Settembre 2023. Le metriche di valutazione sono comunemente utilizzate per determinare se un indice è sottovalutato o sopravvalutato, confrontando il valore della loro metrica di valutazione con un benchmark. Inoltre, dall'analisi della letteratura di riferimento emerge che le metriche di valutazione sono dei buoni stimatori dei rendimenti azionari di lungo termine, ma non lo sono di quelli a breve, e che il loro potere predittivo incrementa all'aumentare dell'orizzonte di previsione. In particolare, Campbell e Shiller (1998, 2001) individuano una relazione negativa statisticamente significativa tra il CAPE ratio dell’indice azionario statunitense S&P 500 e i futuri rendimenti a 10 anni di tale indice. Arnott et al (2017) mostrano invece che il CAPE ratio può essere un predittore migliore dei rendimenti di breve termine nell’ipotesi che la metrica di valutazione converga nel breve periodo verso un CAPE ratio aggiustato per le condizioni macroeconomiche. Infatti, gli autori verificano che le valutazioni del mercato azionario variano al variare del tasso di interesse reale e del tasso di inflazione. Il presente lavoro si propone dunque di applicare sul mercato tali evidenze empiriche mediante la creazione di due strategie di trading. Tali strategie prevedono di assumere ogni mese una posizione lunga sui quattro indici settoriali più sottovalutati e una posizione corta sui quattro più sopravvalutati. Nella prima strategia di trading, per classificare i dieci indici settoriali in modo univoco si osserva il valore del loro CAPE ratio rispetto alla distribuzione della metrica di valutazione. Nella seconda strategia invece, seguendo quanto suggerito da Arnott et al (2017), per effettuare una classifica dei dieci indici settoriali si confronta il valore della metrica di valutazione con il CAPE ratio medio osservato per determinati livelli del tasso di interesse reale e di inflazione. Per definire tale benchmark si è svolta inoltre un’analisi finalizzata a verificare come variano i valori del CAPE ratio, sia dei dieci indici settoriali che dell’indice S&P 500, al variare dei due indicatori macroeconomici. I principali risultati ottenuti mostrano che, nonostante l’implementazione delle due strategie di trading porti ad un incremento del valore dei portafogli, solo la strategia di trading 2 riesce a sovra-performare l'investimento in un ETF che replica l'indice S&P 500 sia in termini assoluti che risk-adjusted, evidenziando dunque che condizionando la metrica di valutazione per il contesto macroeconomico la performance del portafoglio può migliorare notevolmente e quindi che le variabili macroeconomiche risultano essere importanti per le strategie di trading basate sul CAPE ratio. Inoltre, contrariamente a quanto ci si aspettava sulla base di Arnott et al (2017), nel periodo oggetto d'analisi, non vi è una relazione gaussiana tra il CAPE ratio dello S&P 500, o degli indici settoriali, e i due indicatori macroeconomici considerati.
I codici R utilizzati per la conduzione dell’analisi empirica sono resi disponibili in appendice.
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