Riassunto analitico
La mia tesi di laurea ha lo scopo di evidenziare come la società, in generale, si rappresenta e percepisce la malattia mentale e chi ne è colpito. Nel primo capitolo viene analizzato il concetto di malattia mentale e viene riportata una sua esaustiva definizione estrapolata dal DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Si ripercorre il trattamento nel corso della storia di tale disturbo e l’attuale epidemiologia, nonché alcune esperienze e storie di vita reale di soggetti affetti da queste patologie che portano a manifestare una significativa sofferenza negli stessi individui. Fondamentale per l’ambito dei disturbi mentali e della sua gestione in Italia è stata la legge 180 del 1978, conosciuta anche come legge Basaglia, che riconosce la dignità ai pazienti psichiatrici. All’interno del secondo capitolo, invece, si richiamano due concetti salienti della psicologia sociale: lo stereotipo e il pregiudizio espresso dall’in-group nei confronti dell’out-group. Qui oltre a definire questi costrutti e precisare su quali aspetti differiscono tra loro, vengono esaminate le cause che innescano il sopraggiungere degli stereotipi e dei pregiudizi e le possibili strategie da mettere in campo per ridurre questi atteggiamenti. In modo particolare vengono analizzati i pregiudizi associati alla malattia mentale e il costituirsi dello stigma, ossia un marchio con cui viene etichettata in modo negativo una persona o un gruppo di persone. Nel terzo capitolo viene trattata la deumanizzazione dell’out-group, ossia la negazione di caratteristiche e tratti umani alle persone appartenenti a gruppi diversi dal proprio. In riferimento a questo concetto viene data una completa definizione e si analizzano le sue diverse forme, che possono essere esplicite o implicite e, pertanto, di difficile identificazione. Queste ultime si insinuano nella vita quotidiana e vengono identificate con il costrutto di infra-umanizzazione. In base a quanto riportato nella tesi, la deumanizzazione viene fatta risalire al concetto di esclusione morale che porta ad un allontanamento psicologico e sociale delle vittime, perché considerate non degne di appartenere alla comunità morale. Infine viene posta attenzione sul concetto di oggettivazione che porta a pensare e trattare l’individuo come un oggetto. Nel quarto ed ultimo capitolo della tesi viene illustrata la ricerca, condotta tramite la diffusione di un questionario creato e pubblicato su piattaforma web, con l’intento di comprendere ed analizzare come le persone e la società tutta percepisce e si rappresenta chi soffre di disturbi mentali e la malattia in sé. Vengono riportati gli obiettivi, il metodo d’indagine utilizzato e i risultati emersi. Sono stati indagati – e considerati come variabili – gli atteggiamenti dei partecipanti in merito alla malattia mentale e verso coloro che ne sono affetti, nonché l’attribuzione di umanità, di competenza, di calore e di moralità nei loro confronti, oltre che ad analizzare le diverse possibilità di intervento a riguardo. Analizzando i risultati emersi sull’attribuzione di competenza, di calore, di distanza sociale e di moralità si ottengono livelli medi mentre, nonostante un’alta deumanizzazione delle persone affette da disturbo mentale, è emersa una propensione al miglioramento delle loro condizioni di vita. Ciò diviene evidente con il calcolo del coefficiente di correlazione tra l’atteggiamento verso le persone affette da disturbo mentale e il cambiamento sociale. Inoltre considerando la correlazione tra l’atteggiamento e la distanza sociale, si evince la volontà di interagire con le persone affette da disturbo mentale il che aumenta la vicinanza nei loro confronti. Infine si evidenzia come la maggior parte dei partecipanti preferisca trovare notizie e informazioni sulla malattia mentale attraverso la rete sociale delle amicizie.
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