Riassunto analitico
Alla base di questa tesi vi è l’analisi della conciliazione di lavoro, tema che ho voluto approfondire per fornire un quadro chiaro delle possibilità offerte dalla normativa, al datore di lavoro e al lavoratore, di evitare le liti che sovente nascono nella fase finale del rapporto di lavoro. Il mio studio si pone l’obiettivo di definire in maniera chiara gli strumenti messi a disposizione dal legislatore al fine di evitare il contenzioso in sede giudiziale, con un focus sulla conciliazione definita dall’art. 6 d.lgs. 23/2015. La tesi è suddivisa in tre capitoli. Nel primo si parte dall’esame dei diritti irrinunciabili e quelli ai quali il lavoratore può invece rinunciare. Viene studiato il testo normativo contenuto nell’art. 2113 c.c. per definire il regime di annullabilità e quello della inoppugnabilità delle rinunce e delle transazioni. Nel secondo capitolo viene analizzato l’istituto della conciliazione, la sua evoluzione nel tempo e le tipologie previste dal nostro ordinamento, quella giudiziale, stragiudiziale e quella monocratica alla luce delle novità introdotte dalla legge 4 novembre 2010, n. 183. Vengono esaminate tutte le procedure di conciliazione di cui all’ultimo comma dell’art. 2113 c.c. nelle sedi previste dagli articoli 185, 410 e 411, 412 ter e 412 quater del c.p.c. Nel terzo capitolo invece verrà analizzato l’impianto dell’art. 6 d.lgs. 23/2015, alla luce del quadro riformatore del c.d. “jobs act”. Vengono analizzate le nuove tutele in caso di licenziamento dopo la riforma e alla luce della sentenza della Corte costituzionale n. 194/2018. Si cercherà di capire la natura giuridica dello strumento introdotto dall’art. 6 succitato, il suo ambito di applicazione e i requisiti necessari per poter usufruire dei benefici fiscali e contributivi ivi previsti. Poi nelle conclusioni analizzeremo principalmente gli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 194/2018 sull’impianto del jobs act, e di riflesso sull’art. 6 d.lgs. 23/2015.
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