Riassunto analitico
The interaction between the lung and the heart is a complex, vast and fascinating subject, and, from a clinical point of view, disorders of one often influence and promote disorders of the other. This is especially true for chronic diseases, and chronic obstructive pulmonary disease (COPD) represents a classic example: the association between COPD and heart diseases, such as heart failure (HF) and coronary artery disease (CAD), has long been a matter of discussion. The main research topic of our group is the study of clinical and prognostic implication of cardiac diseases, especially heart failure, in patients with COPD, and vice versa. We began our research revising the literature, focusing on cardiac arrhythmias, heart failure, and ischemic heart disease in patients with COPD. We first evaluated epidemiologic data, concluding that the rate of cardiac comorbidities and the risk of associated heart diseases are higher in COPD patients, compared to control. Then we assessed the clinical and prognostic implication of cardiac and COPD comorbidities, resulting in worse quality of life and reduced survival compared to patients with a single disease. Finally, we analyzed management and therapeutic challenges, such as the putative cardiac adverse effects of bronchodilators and the use of beta-blockers in patients with COPD.
After these reviews, we proceeded with investigating patients with cardiac and lung comorbidities. Our first data derived from the CCM Study – an Italian, multicenter observational study, which enrolled elderly, stable smokers. We evaluated participants with a confirmed diagnosis of HF, looking for clinical predictors of associated COPD. About one in three patients had associated COPD, and their burden of symptoms was higher, when compared to patients with HF only. Further, our analysis revealed that the presence of breathlessness when walking up a hill had a significant and linear correlation with the presence of COPD, resulting as an independent predictor of COPD. On the contrary, symptoms such as cough and phlegm were not as frequent, and not significantly related to associated COPD.
A second analysis concerned 176 patients hospitalized for acute exacerbations of COPD (AECOPD). Mean age was 73 years, 37% were females, and mean hospital stay was 17.6 days. Not surprisingly, the majority of patients had at least one comorbidity, and about two thirds had a history of associated cardiovascular diseases (i.e. CAD, HF, arrhythmias, atrial fibrillation or stroke). Mean follow-up was 257 days and, in this time, mortality was about 10%. Our primary analysis focused on hospital management and therapeutic prescriptions: during hospitalization, over 95% of patients received a chest x-ray; CT-scan was performed in about half of them, while echocardiography was performed just in a minority of patients (about 16%). Nevertheless, most patients were treated acutely with diuretics, corticosteroids and antibiotic therapy, showing that in real-life practice AECOPD is often treated as a cardio-pulmonary syndrome.
Our experimental analyses are in line with current literature and explore further some clinical and practical aspects of the interesting relationship between lung and heart diseases.
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Abstract
L’analisi delle interazioni che legano cuore e polmoni è un argomento complesso, vasto ed affascinante e, da un punto di vista clinico, le patologie di un apparato spesso influenzano e promuovono lo sviluppo di patologie dell’altro apparato. Questo è vero soprattutto per le malattie croniche, tra cui la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) è una delle più frequenti: l’associazione tra BPCO e cardiopatie, come coronaropatia o insufficienza cardiaca, è infatti un frequente tema di discussione e approfondimento scientifico.
Il principale argomento di ricerca del nostro gruppo è lo studio delle implicazioni cliniche e prognostiche dei pazienti con cardiopatie e pneumopatie.
Abbiamo iniziato la nostra ricerca facendo una revisione della letteratura scientifica, avendo come argomento l’associazione tra BPCO e le principali cardiopatie (aritmie, insufficienza cardiaca e cardiopatia ischemica). Abbiamo dapprima valutato i dati epidemiologici, concludendo che il tasso di cardiopatie e il rischio di cardiopatie è superiore nei pazienti con BPCO rispetto ai controlli senza questa pneumopatia. Abbiamo poi valutato le ricadute cliniche e prognostiche di entrambe le malattie rispetto alle singole patologie, che risultano in una peggior qualità di vita e in una ridotta sopravvivenza. Abbiamo infine analizzato le sfide terapeutiche, come i possibili effetti avversi cardiaci dei farmaci broncodilatatori e l’uso dei farmaci beta-bloccanti nei pazienti con BPCO.
Successivamente a queste indagini bibliografiche, abbiamo valutato pazienti con pneumopatie e cardiopatie. I nostri primi dati derivano dallo studio CCM, uno studio Italiano, multicentrico, osservazionale, che arruolava pazienti anziani, stabili e fumatori. Noi ci siamo concentrati sui partecipanti con una diagnosi di insufficienza cardiaca, cercando dei predittori clinici di BPCO.
Circa un paziente su tre aveva una diagnosi di BPCO e si presentava più sintomatico rispetto ai pazienti affetti solo da insufficienza cardiaca. Analisi successive hanno mostrato che la presenza di una dispnea al camminare in salita era correlata in maniera lineare con la presenza di BPCO. Tale sintomo si è rivelato quindi un indicatore clinico indipendente di BPCO, a differenza di altri sintomi come tosse o produzione di muco che erano, al contrario, meno frequenti e non correlati in maniera significativa con la presenza di BPCO.
Una seconda analisi sperimentale ha valutato 176 pazienti ricoverati per riacutizzazione di BPCO. L’età media era 73 anni, il 37% era di sesso femminile, e la degenza media era di 17.6 giorni.
La maggior parte dei pazienti aveva altre copatologie e due terzi aveva un’anamnesi positiva per patologia cardiovascolare (cardiopatia ischemica, ictus, insufficienza cardiaca, aritmie, fibrillazione atriale). La durata media del follow-up è stata 257 giorni, e in questo periodo la mortalità ha raggiungo quasi il 10%. La valutazione della gestione intraospedaliera è stato il principale obiettivo della nostra analisi: durante il ricovero, oltre il 95% dei pazienti ha eseguito un’indagine radiografica del torace e circa la metà ha eseguito approfondimenti mediante TC-torace. Al contrario, solo una minoranza ha eseguito un ecocardiogramma (16%). Nonostante questo, la maggior parte dei pazienti è stata trattata in fase acuta con diuretici, corticosteroidi e antibiotici, mostrando che spesso le riacutizzazioni di BPCO vengono trattate come sindromi cardio-polmonari nella pratica clinica.
Le nostre analisi sperimentali riflettono i dati presentati in letteratura, approfondendo alcuni interessanti aspetti della relazione tra cardiopatie e pneumopatie croniche.
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