Riassunto analitico
L’epilessia è una malattia neurologica molto diffusa, che colpisce circa sessantacinque milioni di persone in tutto il mondo. Nonostante i numerosi tentativi volti a produrre farmaci antiepilettici (AEDs) sempre più efficaci, il 25-35% dei pazienti è tuttora resistente agli attuali AEDs. Per questo motivo, è necessario sviluppare nuove molecole che, possibilmente, presentino proprietà anticonvulsivanti su basi innovative. È noto che la forma “inattiva” della ghrelina, la deacil-ghrelina, è in grado di prevenire l’insorgenza dello stato di male epilettico (SE) quando riprodotto in modelli animali. Tuttavia, è dubbio che questo effetto possa essere determinato dalla modulazione del recettore della ghrelina. Analogamente, anche EP-80317, un peptide semisintetico supposto antagonista del recettore della ghrelina che ha presentato rilevanti proprietà anticonvulsivanti, non pare che interagisca con il suo ipotetico recettore, bensì con la proteina di membrana CD36. In questo lavoro di tesi, abbiamo voluto caratterizzare il coinvolgimento di nuove possibili vie trasduzionali nelle proprietà anticonvulsivanti di EP-80317. Essendo stato dimostrato che questo peptide è in grado di modulare la fosforilazione delle isoforme 1 e 2 della chinasi attivata da segnali extracellulari (p-ERK1/2), ed essendo EP-80317 anche in grado di influenzare l’attività del recettore attivato dai proliferatori dei perossisomi di tipo γ (PPARγ), abbiamo studiato le alterazioni di questi due segnali trasduzionali nell’ippocampo in condizioni di induzione di attività epilettica. Inizialmente, il lavoro di questa tesi è consistito nello studio della modulazione farmacologica degli effetti di EP-80317 nel modello della pilocarpina, impiegando un antagonista di PPARγ e monitorando le risposte agli stimoli epilettogeni con registrazioni video-elettroencefalografiche. Successivamente, per dimostrare che l’attività anticonvulsivante fosse effettivamente spiegata dalle proprietà farmacologiche di EP-80317, piuttosto che da una sua interazione con la pilocarpina, abbiamo utilizzato un secondo modello in cui le crisi epilettiche fossero indotte da ripetute stimolazioni elettriche della cornea alla frequenza di 6 Hz, sempre caratterizzando il coinvolgimento di PPARγ grazie all’uso del suo antagonista. Infine, per definire il coinvolgimento delle vie trasduzionali oggetto del nostro studio negli effetti di EP-80317, abbiamo caratterizzato l’espressione tissutale di p-ERK1/2 e PPARγ mediante immunoistochimica ed analisi semiquantitativa del prodotto di reazione. In entrambi i modelli, EP-80317 è stato in grado di limitare le crisi epilettiche, un effetto prevenuto dalla somministrazione dell’antagonista di PPARγ. Nell’ippocampo, la risposta ad EP-80317 si è accompagnata ad un contenimento dell’incremento di p-ERK1/2, quest’ultimo conseguente alle crisi epilettiche; inoltre, abbiamo osservato un incremento di PPARγ nel gruppo trattato con EP-80317, ma non in relazione all’attività epilettica. Infine, tali effetti sull’ippocampo sono stati osservati dopo la iniziale somministrazione di EP-80317, mentre con le successive somministrazioni abbiamo notato una progressiva riduzione delle proprietà anticonvulsivanti di EP-80317, fenomeno che si è accompagnato all’aumento di p-ERK1/2 ed al ritorno ai livelli basali di PPARγ. Questi risultati suggeriscono che EP-80317 abbia effettive proprietà anticonvulsivanti che comportano un coinvolgimento di p-ERK1/2 e, soprattutto, PPARγ, proteine che appaiono essere dei nuovi marcatori di risposta all’anticonvulsivante oggetto dello studio. Inoltre, gli effetti anticonvulsivanti osservati tendono a divenire inefficaci con il ripetersi delle crisi epilettiche, concomitantemente ad una diminuita modulazione dei marcatori considerati.
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