Riassunto analitico
La malaria è una patologia presente in oltre 100 paesi del mondo, che colpisce quasi 3 miliardi di persone che corrispondono circa al 50% della popolazione mondiale. La malaria è una malattia infettiva causata da un protozoo (genere Plasmodium ) che la identifica come parassitosi. Il parassita viene trasmesso all’uomo dall’anofele, un insetto della famiglia Culicidi che sopravvive in ambienti la cui temperatura è superiore ai 18°C. La trasmissione del parassita è causata dalla puntura di un esemplare femmina della specie. Lo scopo di questa tesi è quello di dare una visione d’insieme sui trattamenti utilizzati in passato, sui trattamenti antimalarici in uso e uno sguardo verso il futuro di tali trattamenti. Per quanto riguarda i trattamenti utilizzati nel passato sono stati presi in considerazione i seguenti principi attivi: chinino, mepacrina, clorochina, meflochina e alofantrina. Il chinino vene isolato dalla corteccia di Cinchona nel 1817 e fino al 1930 è stato l’antimalarico più utilizzato. È uno schizonticida ematico ed è efficace su tutte le specie di plasmodio, ma si usa praticamente solo per la terapia dei ceppi di P.falciparum resistenti alla clorochina, non per la profilassi. La mepacrina venne introdotta nei primi anni “30. Ebbe un ruolo importante per la chemioprofilassi antimalarica durante il secondo conflitto mondiale. I farmaci a base di clorochina furono utilizzati per la prima volta negli anni “40. Risultarono efficaci nel trattamento di tutte le forme di malaria; oggi l’utilizzo è limitato a causa della presenza di forme plasmodiche resistenti. La meflochina fu introdotta per la prima volta nel 1971 e si dimostrò un ottimo farmaco per la chemioprofilassi malarica grazie alla sua lunga emivita. Essa è uno schizonticida ematico attivo contro P. falciparum e P. vivax. Non è attivo sui gametociti di P. falciparum e sulla fase epatica di P. vivax. Infine l’alofantrina, principio attivo schizonticida ematico ad azione rapida, venne introdotta nel 1980 ma a causa della sua breve emivita non viene utilizzata nella chemioprofilassi. Per quanto riguarda i principi attivi utilizzati oggi sono stati presi in considerazione: artemisina, atovaquone, proguanil e primachina. L’artemisina è un principio attivo isolato nel 1972 dalla corteccia dell’artemisia annuale. È uno schizonticida ematico molto utilizzato per la sua differenza chimica strutturale rispetto agli altri farmaci antimalarici di cui sono stati riportati casi di farmacoresistenze. L’atovaquone è un composto organico utilizzato di norma in associazione col proguanil, per il trattamento della patologia. Il proguanil invece è utilizzato anche nella chemioprofilassi sia in regime di monoterapia che in combinazione con clorochina. La primachina non viene utilizzata per la cura delle forme malariche acute, ma per l’eradicazione delle forme intraepatiche (ipnozoiti) di P. vivax e P. ovale. Infine sono stati presi in considerazione farmaci attivi nella chemioprofilassi e\o nel trattamento della patologia malarica anche se alcuni di questi sono ancora in fase di trials pre-clinici e clinici. Per il futuro: a titolo di esempio ritengo utile citare lo sviluppo del vaccino RTS,S autorizzato ad un trial sperimentale clinico di fase IV, l’utilizzo del decochinato in forma micro sospesa e l’aggiunta di blu di metilene al trattamento per inibire l’infezione uomo-vettore. Da questa disamina emerge che la terapia per la malaria necessita ancora di studi, soprattutto per ovviare alla farmacoresistenza che compare in breve tempo per la maggior parte dei farmaci usati e ancora in uso. Quindi, in conclusione i composti oggi disponibili pur efficaci dovrebbero essere meglio progettati/modificati per mirare in modo più efficiente e inibire selettivamente il parassita riducendo al minimo gli effetti collaterali ed eliminare la farmacoresistenza.
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