Riassunto analitico
Il disturbo depressivo maggiore (DDM) è una delle patologie più diffuse ed invalidanti tra le patologie psichiatriche, in quanto caratterizzata da un’ampia gamma di sintomi che interessano l’area emotivo-affettiva, vegetativa, psicomotoria e cognitiva. Nonostante l’incidenza ed il considerevole impatto sociale, la conoscenza di questa patologia rimane complessa e non chiara rispetto ad altre comuni patologie croniche. Il trattamento farmacologico della depressione prevede l’utilizzo di farmaci antidepressivi; i più diffusi in clinica sono gli inibitori del reuptake della serotonina (SSRI). In particolare, la maggior parte delle terapie si basa sull’utilizzo di fluoxetina. Tuttavia, la terapia farmacologica mostra un’efficacia limitata e variabile. Negli ultimi decenni, numerosi studi hanno evidenziato una correlazione tra depressione e attivazione del sistema immunitario, caratterizzata da una intensa risposta infiammatoria localizzata prevalentemente a livello centrale, con produzione dei principali mediatori dell’infiammazione, come le citochine pro-infiammatorie. Emergenti dati indicano lo stress come uno dei fattori in grado di attivare la risposta infiammatoria, inducendo il rilascio di citochine pro-infiammatorie e proteine di fase acuta. Recenti ricerche sostengono che la qualità dell’ambiente, in particolare un ambiente favorevole e positivo, giochi un ruolo fondamentale nei processi di memoria, apprendimento e plasticità sinaptica. Sulla base di queste premesse, lo scopo di questo studio è stato quello di valutare se l’ambiente possa avere un ruolo nel regolare la risposta infiammatoria in seguito al trattamento con SSRI, in particolare con fluoxetina. Per fare questo, abbiamo utilizzato un modello animale di depressione ottenuto sottoponendo topi C57BL/6J a stress cronico e, in seguito, trattati con fluoxetina in condizioni di ambiente arricchito o stressante. Sono stati analizzati i livelli di espressione genica delle principali citochine pro-infiammatorie IL-6, IL-1β e TNF-α tramite Real-Time PCR e, successivamente, delle rispettive proteine mediante la tecnica del Western blot. L’area presa in esame per l’ analisi è l’ippocampo, in quanto è una regione del SNC estremamente plastica e sensibile allo stato infiammatorio. Inoltre, l’ippocampo gioca un ruolo fondamentale nel regolare funzioni cognitive che risultano alterate nelle patologie psichiatriche. I nostri risultati hanno dimostrato che l’effetto di fluoxetina sui mediatori dell’infiammazione è dipendente dall’ambiente. Infatti, è stato osservato un significativo aumento dei livelli di mRNA della citochina IL-1β nei topi trattati con fluoxetina in ambiente arricchito, rispetto al controllo non trattato. Anche i livelli proteici di IL-1β dello stesso gruppo di trattamento presentano la stessa tendenza: in particolare, i livelli della forma matura di IL-1β aumentano, mentre quelli della forma immatura diminuiscono rispetto al controllo. Per quanto riguarda la citochina TNF-α, i risultati mostrano una variazione significativa, ma contrastante, tra i livelli di espressione genica e quelli proteici nei topi trattati con fluoxetina in ambiente stressante. Al contrario, l’ambiente arricchito sembra non influenzare i livelli di TNF-α nel trattamento con fluoxetina. Infine, la citochina IL-6 non ha mostrato cambiamenti significativi nei livelli di espressione genica e proteici dopo la somministrazione di fluoxetina, sia in condizioni di ambiente stressante che arricchito. Il proseguimento di questi studi, insieme ai risultati già ottenuti, potrebbe portare in futuro a rivedere le condizioni terapeutiche delle patologie come il DDM. In particolare, associare la terapia farmacologica con antidepressivi ad un ambiente favorevole (es. esercizio fisico volontario, training cognitivo, psicoterapia) potrebbe incrementare l’efficacia della terapia stessa e, di conseguenza, la compliance del paziente.
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