Riassunto analitico
È possibile riscrivere il significato di crisi? La crisi abbraccia ogni aspetto della contemporaneità, generando incertezza diffusa. Nel primo capitolo ne esamino gli aspetti economici, sociali e psicologici, per rilevare come la contemporaneità liquida avvolga l’uomo nell’indeterminatezza data da continue trasformazioni. L’uomo si sente impotente e interpreta il futuro come minaccia, vive in costante stato di emergenza, pronto e flessibile. Il lavoro è una delle categorie esistenziali più colpita da profondi cambiamenti. Anche la concezione del tempo cambia, il presente si frammenta e la relazione di continuità con passato e futuro è messa in crisi. Perde senso parlare di progetto di vita. Per realizzare se stessi bisogna conoscersi, regalandosi il tempo della riflessione, della cura e dell’ascolto di sé. Con queste considerazioni apro il secondo capitolo. Nel fluire incerto dell’esistenza il nostro essere è in continuo divenire, è quindi una serie di possibilità. Assumere un atteggiamento di ricerca continuo e dare forma al proprio essere possibile è responsabilità primaria di ognuno. Il Sé narrativo è essenziale per interpretare la realtà. La memoria autobiografica privilegia il ricordo delle esperienze che definiscono il Sé, contribuendo a costruire l’identità. La pratica dell’autobiografia ha grande potere curativo e permette di scrivere una storia che ha se stessi come protagonisti, consentendone l’elaborazione, ricomponendo la diacronicità del tempo e generando trasformazioni. La cura può essere anche intesa come prendersi cura del benessere e del poter essere dell’altro. La Medicina Narrativa si realizza nella relazione tra medico e paziente, secondo il modello bio-psico-sociale. Analizzo infine la memoria e l’oblio, per arrivare ad esplorare una condizione di malattia dove il rapporto con la propria identità e con la possibilità di progetto sembra impossibile: l’Alzheimer. Alcuni orientamenti riabilitativi utilizzano l’approccio narrativo per rafforzare identità, autostima e storia personale. Concludo raccontando di C.S. Henderson, un malato di Alzheimer che ha saputo mantenere intatta la coscienza di sé attraverso un racconto autobiografico, sostenuto dalla speranza che altri avrebbero trovato conforto nelle sue parole (il suo ultimo progetto di vita). Cura, memoria, autobiografia, identità e progetto sono temi collegati. Si può dire che la cura è progetto esistenziale, e promuove il cambiamento e la ricerca del proprio Sé autentico in un universo di possibilità. Nel terzo capitolo analizzo il potenziale evolutivo del concetto di crisi, che risiede nella capacità di rielaborare il proprio passato per proiettarsi nel futuro desiderato. Per farlo, l’individuo deve possedere competenze necessarie a fronteggiare un’epoca complessa. L’educazione lifelong è strategia di empowerment per permettere a soggetti in continua evoluzione di diventare attori del proprio cambiamento. Esamino alcuni ambiti in cui la formazione investe sui meccanismi del pensiero narrativo per sviluppare competenze strategiche e pensiero complesso: il lavoro e la didattica teatrale. In campo sociale il teatro diventa strumento per il recupero e la riabilitazione di soggetti ai margini. Così opera Asinitas, aiutando persone con storie di migrazione a ricomporre i pezzi di un’identità frammentata. Infine mi soffermo sul racconto di sé nella contemporaneità: bolg, social network e graphic novel. L’autobiografia si configura come una pratica che pone al centro il soggetto nel suo divenire; è terminabile e interminabile allo stesso tempo, perché la cura e la ristrutturazione del sé accompagnano l’esistenza; è fare formazione consegnando al soggetto la libertà di essere attore del proprio cambiamento, rendendolo capace di aprirsi a un orizzonte di possibilità.
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