Riassunto analitico
Di recente un team di ricercatori della University of Virginia ha condotto degli studi sul possibile collegamento tra sistema immunitario e comportamento sociale. Le scoperte sorprendentemente interessanti sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica Nature nel Luglio del 2016. In “Unexpected role of Interferon-γ in regulating neuronal connectivity and social behavior” emerge la teoria per cui il sistema immunitario non sia fondamentale solo per la salute fisica, ma anche per quella psicologica. Di fatto, i risultati ottenuti dalla suddetta ricerca presuppongono che l’adattamento immunitario giochi un ruolo fondamentale nel comportamento sociale degli animali e che l’interferone gamma sia l’attore principale di questo collegamento. L’interferone gamma (IFNγ), detto anche interferone di tipo II, è una citochina che fa parte della famiglia degli interferoni ed è prodotto principalmente da linfociti attivati; presenta recettori su praticamente tutti i tipi di cellule dell’organismo. Esso, pertanto, nelle sue normali funzioni, esercita una moltitudine di effetti biologici cellulari come un’attività antivirale, immunomodulativa e antiproliferativa con possibili applicazione terapeutiche efficaci. I ricercatori della University of Virginia però hanno dimostrato per la prima volta che il sistema immunitario dei topi, tramite IFNγ, controlla direttamente le parti del cervello responsabili del comportamento sociale, indicando che l’evoluzione della socialità potrebbe essere in parte insorta come conseguenza di questa immunità. Viene spontaneo pensare allora che i paradigmi attualmente più utilizzati nello studio e nel trattamento delle psicopatologie come il paradigma genetico, il paradigma delle neuroscienze e il paradigma cognitivo comportamentale non siano sufficienti per spiegare come si evolva e si costruisca il nostro cervello sociale e che ci sia un nuovo e inaspettato modulatore del comportamento da dover prendere in considerazione. Con lo studio, i ricercatori hanno spiegato che i topi, privati di questa particolare molecola immunitaria che contrasta i patogeni, mostrano un comportamento simile all’autismo nell’interazione con altri simili. In particolare, i topi deficienti in immunità adattiva presi in esame mostrano deficit sociali e iperconnettività nelle regioni frontocorticali del cervello evidenziando anche che, una volta iniettata la molecola IFNγ, i topi cominciano a comportarsi normalmente, senza nessuna anormalità sociale. Nel monitorare le attività di questi roditori, il team di ricerca ha scoperto che l’introduzione della molecola IFNγ porta ad un incremento del livello di neurotrasmettitori GABA, che inibiscono i neuroni nella corteccia prefrontale, alleviando l’iperattività. Contestualizzando lo studio nel campo umano, è stato interessante valutare che la maturazione della corteccia prefrontale (PFC) tanto discussa in questo nuovo studio avviene nel periodo dell’adolescenza.
Proprio dalla corteccia prefrontale passano al vaglio gli stimoli emotivi e sociali tramite alcuni processi come la percezione e la consapevolezza degli altri, la regolazione o l’inibizione di comportamenti non adeguati al contesto sociale e infine la generazione di una risposta comportamentale. Pertanto gli adolescenti potrebbero convivere con un’eccessiva attivazione del nodo emotivo, con conseguente risposte non controllate, in quanto il nodo cognitivo/regolatorio proprio della PFC è ancora in fase di sviluppo e non pienamente efficiente. Da questo punto di vista possono essere evidenziati il marcato aumento di interesse per il gruppo dei pari e l’ipersensibilità all’accettazione o al rifiuto da parte del gruppo medesimo.
Può, allora, IFNγ giocare un ruolo su interrogativi adolescenziali quali “Io chi sono? A che gruppo appartengo?”.
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