Riassunto analitico
La disabilità e il disturbo specifico di apprendimento nonostante le numerose normative sono ad oggi problematiche poco affrontate soprattutto negli adulti sia in ambito lavorativo, sia in ambito universitario. Perciò l’elaborato prenderà in considerazione queste due tematiche. Lavorando da quattro anni nell’ambito scolastico-sostegno come educatrice sociale, con il ruolo di formare persone con disabilità per prepararle alla vita adulta, mi sono posta spesso la stessa domanda: dopo la formazione scolastica, le persone con disabilità, riusciranno ad essere incluse e integrate nella società attuale?Per rispondere a questa domanda mi sono documentata e ho svolto un intervista aperta, al progettista del ristorante Welldone Cisl Social Food, di Cesena e si può affermare che è un esempio concreto di come la disabilità possa essere incluso in un ambito lavorativo.Dopo aver esaminato nei capitoli precedenti le difficoltà e le problematiche affrontate dai soggetti DSA, ho deciso di svolgere alcune interviste con giovani/ adulti DSA che avessero come obiettivo quello di presentare il benessere o il malessere degli intervistati nel loro ambiente di studio o di lavoro e nella propria esperienza di vita. Lo scopo delle interviste infatti è stato quello di raccogliere e riportare storie reali di persone che hanno vissuto i disturbi specifici di apprendimento nel loro percorso di vita, mettendo in risalto sia le difficoltà e sia le loro vittorie personali.Il campione intervistato è formato da 11 persone DSA: studenti universitari sia di UNIMORE, sia di altri Atenei italiani e soggetti lavoratori.Hanno un età un’età compresa tra i 20 e i 40 anni.Dalle interviste risultano confermati molti aspetti segnalati dalla letteratura, e in generale la convinzione di tali soggetti che non bisogna assolutamente arrendersi, che è importante “volersi affermare anche se le persone care non credono in te”. Sono grati di una diagnosi tardiva perché hanno potuto superare limiti che non conoscevano di avere prima della diagnosi, anche se il tasso di autostima era stato compromesso nelle prime esperienze.Infatti gran parte degli intervistati, quando è uscita la legge 170 nel 2010, aveva già terminato o stava per terminare il percorso scolastico.Molti di loro si sentono dei vincitori, poiché sono riusciti ad affrontare un percorso, anche se pieno di difficoltà, per arrivare alla soddisfazione personale di avere raggiunto il proprio obiettivo con molta determinazione senza mai arrendersi. Da tutti i lavoratori con DSA intervistati emerge che nel mondo del lavoro è tutto molto diverso, poiché è molto legato alla pratica, rispetto al mondo scolastico caratterizzato da teorie e cultura scritta. Quello che affiora, tuttavia è che anche negli ambiti del lavoro sarebbero utili e necessarie tutele e strategie. Con ‘tutele’ si pensa alla normativa degli ambienti di lavoro; e con ‘strategie’ si pensa ai molti modi con cui i soggetti DSA, individualmente, trovano delle strade per sopperire alle loro difficoltà, come per esempio la lentezza aumentando in questo modo il proprio livello di autostima. Risulta però presente in molti intervistati, la tendenza ad occuparsi di ambiti artistici (musica, cinema, disegno, laboratori) forse in collegamento con il pensiero divergente nei dislessici con diagnosi tardiva, forse anche per il bisogno di trovare ambiti in cui poter essere accettati, capiti e soddisfatti.Un problema riscontrati da alcuni DSA intervistati è legato all’ambito lavorativo statale, al quale si accede per concorso.Nell’elaborato è stata riportata più volte la frase “SONO COME SONO...PERCHE’ SONO DISLESSICO”, poiché molti di loro, davanti alla domanda “se tu fossi stato normodotato saresti diventato ciò che sei adesso?” è stato risposto più volte no. Quindi frustrazioni,ma anche le emozioni positive (determinazione) o il supererare gli ostacoli, hanno portato loro a vincere.
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