Riassunto analitico
Il mondo globalizzato in cui viviamo, caratterizzato dal paradigma della complessità, ha proposto nuove sfide educative e formative, richiedendo alle istituzioni e ai singoli soggetti coinvolti nella relazione educativa di ripensare e riformulare il proprio agire in chiave interculturale. La prospettiva interculturale risulta oggi imprescindibile e fondamentale, in luce alle trasformazioni in senso multiculturale della società e al conseguente aumento di alunni non italofoni nelle scuole. Appare però evidente che se da un lato si riscontra, tanto nella società, quanto nella scuola, una certa volontà di vivere l’incontro con l’altro in chiave dialogica, costruttiva, dimostrando desiderio di mettersi in discussione la propria identità, in un ottica multipla e globale, allo stesso tempo si registrano all’ordine del giorno atteggiamenti di chiusura. Frasi del tipo “gli alunni stranieri sono una risorsa”, “le differenze costituiscono una ricchezza”, “la scuola deve formare i cittadini del mondo”, suonano come dichiarazioni positive, testimonianze di un’apertura e una volontà capace di superare le inevitabili difficoltà insite nel condividere esperienze e visioni del mondo diverse, nel costruire significati plurali. Si tratta di espressioni che ritornano di frequente nei discorsi della e sulla scuola, conferendole il ruolo di antidoto alle nuove discriminazioni e marginalizzazioni che caratterizzano le società di oggi. Di contro, sono all’ordine del giorno atteggiamenti di sospetto, spesso di paura verso gli “stranieri”: messaggi allarmistici diffusi dai media e prontamente accolti da una larga fetta della società, si traducono in affermazioni di tono diametralmente opposto rispetto alle precedenti: “gli stranieri sono troppi, è un’invasione”, “rubano il lavoro agli italiani”, “devono imparare a rispettare le leggi italiane”. Alla luce di queste riflessioni sorgono domande circa il ruolo degli insegnanti: come si pongono gli insegnanti di fronte a una classe multietnica in cui, accanto agli alunni che parlano la loro stessa lingua, ne siedono altri che si esprimono, pensano, agiscono in maniera differente? E soprattutto: qual è l’atteggiamento degli insegnanti a fronte di questa realtà? C’è un legame tra l’opinione che il singolo insegnante, in quanto cittadino di una comunità, ha a riguardo dell’immigrazione sul nostro territorio, e il mondo in cui percepisce l’alunno immigrato e vive la relazione educativa? Queste riflessioni hanno fornito lo spunto di partenza per la strutturazione del lavoro che ha condotto in ultima analisi, a rintracciare in un piccolo contesto scolastico, in una dimensione più specifica, le dinamiche interculturali nella relazione educativa tra insegnanti italiani e alunni stranieri, per individuare tra le risposte fornite dagli insegnanti, come essi stessi vivano tale rapporto educativo. La tesi parte quindi da un'analisi dei fenomeni migratori che caratterizzano il nostro Paese, per comprendere con criticità il ruolo della pedagogia interculturale, considerata un irrinunciabile fil rouge che dovrebbe condurre consapevolmente le pratiche di educatori ed insegnanti. Viene quindi analizzato il ruolo dell’educazione interculturale e i fini specifici da perseguire. La tesi indaga e analizzi poi la formazione interculturale degli insegnanti, per cogliere il ruolo giocato dalle competenze interculturali nella relazione educativa. In ultima analisi viene preso in considerazione come gli insegnanti vivono effettivamente le dinamiche interculturali in classe, oltre a quello che dovrebbero sapere, saper fare e saper essere. A partire dall'analisi dell’immagine sociale degli italiani sugli immigrati si prende in esame il peso giocato dalle opinioni personali degli insegnanti sul proprio atteggiamento in classe, e della presenza possibile di stereotipi e pregiudizi e la loro inconsapevole riproduzione nella relazione educativa.
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