Riassunto analitico
La mente dei bambini è per noi difficile da comprendere e valorizzare. Uno strumento didattico utile è la narrazione. Da quando nascono la vita dei bambini è permeata di storie e racconti. La mia tesi parte da un progetto di tirocinio in cui ho potuto sperimentare all’interno di una classe prima il percorso “Piccoli scienziati”, e si occuperà di analizzarne le modalità di valutazione nel progetto e nell’educazione scientifica in generale. La tesi è suddivisa in quattro capitoli. Nel primo viene analizzato il significato del termine valutazione, differenziando la valutazione quantitativa, dalla valutazione qualitativa. In particolare, ho voluto approfondire l’idea di valutazione presentata da M. Carr nel suo testo “Le storie di apprendimento”. Attraverso questo primo excursus nel mondo valutativo è emersa la necessità di integrare una valutazione di tipo quantitativo con una di tipo qualitativo. Nel secondo capitolo si sono analizzati risultati dei test standardizzati Timss e Invalsi e alcuni approfondimenti sulla valutazione dei percorsi di didattica delle scienze, prendendo in considerazione le modalità con cui si insegnano le materie scientifiche nella scuola primaria e focalizzando l’attenzione sulle criticità dal punto di vista della valutazione. Il terzo capitolo presenta gli assunti teorici sui quali si fonda il progetto “Piccoli scienziati”: la mente embodied di G. Lakoff e M. Johnson e la teoria della comprensione multipla di K.Egan. Si analizza inoltre il ruolo dell’insegnante all’interno del processo valutativo ed il ruolo della valutazione come momento formativo all’inizio, durante e al termine di un percorso progettuale come quello di “Piccoli scienziati”. Nel capitolo quattro viene presentato il percorso di ricerca da me condotto all’interno della classe e si analizzano i dati raccolti durante la sperimentazione. Ciò che emerso dallo studio dei test standardizzati (Timss e Invalsi) è che la valutazione delle scienze si configura ancora, nella maggior parte dei casi, come momento finale certificativo dell’apprendimento e non come riflessione sull’evoluzione del processo formativo. Non ultima, si dà per scontata l’importanza della disposizione ad apprendere. Se si pensa quindi alla difficoltà riscontrata dai ragazzi e dalle ragazze alle superiori nelle discipline scientifiche, sorge spontaneo il dubbio che la ricerca di un loro coinvolgimento più attivo nei processi legati alla loro formazione scientifica possa essere determinante per un approccio alle scienze di maggiore successo nelle nostre scuole. Ho raccolto e verbalizzato le discussioni svolte in classe dai bambini e svolto con un gruppo ristretto di tre bambini una narrazione agita all’inizio del percorso e una al termine di esso, per poterne cogliere eventuali miglioramenti e cambiamenti, o per meglio dire “trasformazioni” nel modo di esporre e narrare dei bambini. La pratica della narrazione agita in particolare può mostrare in quale fase del processo di comprensione e di costruzione dei concetti è ogni bambino e quali rilanci concettuali, linguistici, semantici e progettuali sono necessari per accompagnare tali processi. L’analisi delle discussioni svolte in classe mette in luce l’efficacia di questa strategia come introduzione ed esplorazione di un nuovo argomento, e come strumento per verificare la predisposizione ad apprendere di ogni alunno. La narrazione agita è un ottimo esempio di metodo di valutazione narrativa delle materie scientifiche. L’analisi gestuale effettuata tramite il programma Elan, mette in evidenza come alcuni concetti possano essere espressi e quindi anche valutati in base alla mimica delle nostre mani e del nostro corpo, non solo attraverso le parole. Per questa ragione ritengo utile, alla luce dell’esperienza condotta, integrare la valutazione quantitativa con forme di valutazione qualitativa che sottolineino i processi degli alunni.
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