Riassunto analitico
La genisteina è il principale isoflavone della soia. L’interesse per la genisteina nacque dalla molteplicità degli effetti dimostrati da questa molecola, quali inibizione dell’infiammazione e della proliferazione cellulare, promozione dell’apoptosi e modulazione degli ormoni steroidei e da studi epidemiologici, evidenzianti la minor incidenza, in popolazioni asiatiche, di vari tipi di tumore (gastrico, alla prostata, al colon, al fegato, alle ovaie, alla vescica, al cervello, leucemia, neuroblastoma), malattie cardiovascolari e, nelle donne, di disturbi legati alla menopausa come l’osteoporosi (per soppressione degli osteoclasti). Fra i possibili fattori, sembrano essere principalmente rilevanti quelli genetici e dietetici. È stato però osservato che in persone di origine asiatica, trasferendosi negli Stati Uniti, dopo una o due generazioni, l’incidenza dei disturbi sopra citati è tornata in linea con quella delle popolazioni occidentali, ridimensionando quindi il coinvolgimento genetico. Perciò, l’attenzione si è spostata su fattori dietetici. Confrontando l’alimentazione asiatica con quella occidentale, la maggiore differenza è stata riscontrata nel consumo di soia, e da qui nasce l’interesse verso i suoi isoflavoni. La genisteina fa parte degli isoflavoni, è una molecola relativamente grande e polare, isolata per la prima volta nel 1899 dalla tintura di Genista tinctoria, la ginestra, e deve proprio a questa pianta il suo nome. Dati epidemiologici ed evidenze scientifiche dimostrerebbero che l’assunzione di genisteina ridurrebbe il rischio di patologie cardiovascolari, ipercolesterolemia, sindrome premestruale, menopausa, osteoporosi e neoplasia. Nonostante il numero elevato di questi studi, i risultati però non sono ancora certi per limiti come: scarsa qualità della metodologia di studio; per disomogeneità dei dati, per l’utilizzazione di differenti tipi di derivati della soia, quindi con diversi titoli di isoflavoni; per non comparabilità fra gli studi per i diversi parametri presi in esame; per il limitato numero di soggetti; perché la metà degli studi effettuati sono stati condotti per meno di 12 settimane. Quindi occorrono ulteriori e più rigorosi studi per confermare l’azione benefica che si sospetta la genisteina possa avere.
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