Riassunto analitico
La globalizzazione e l’internazionalizzazione di un’impresa, interessa le diverse attività della catena del valore e coinvolge aziende di tutti i settori merceologici. Il presente lavoro, introduce le teorie classiche di diversi studiosi sull’internazionalizzazione delle imprese e le eventuali “forme di internazionalizzazione”. La scelta per un’impresa di internazionalizzarsi può essere attribuita alla ricerca di nuovi mercati di sbocco o finalizzata alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento estero che può riguardare sia la disponibilità che l’economicità di materie prime o di forza lavoro, inoltre sia pur in misura minore, alcune aziende delocalizzano intere fasi dell’attività d’impresa, costituendo all’estero centri di ricerca e sviluppo o uffici finanziari. Le aziende sono portate a focalizzare sui fattori firm specific, ossia fattori che le imprese detengono indipendentemente dal posizionamento geografico, sebbene tali fattori possono comunque essere amplificati se vengono accostati ai vantaggi derivanti da una specifica localizzazione, quali i vantaggi resource seeking, come la manodopera a costi inferiori o la disponibilità di materie prime, oltre ovviamente alla conoscenza diretta dei mercati. Le aziende è bene che mantengano e sviluppino le attività core, mentre per mezzo dell’outsourcing affidino a terzi le attività non strategiche. L’attuale fase di delocalizzazione rispetto alle fasi avviate in precedenza, è stata sostenuta e sospinta dalle moderne tecnologie. La prestazione di servizi per eccellenza, come una visita cardiologica, richiede la compresenza in uno stesso luogo di paziente e medico, oggi non sempre è così: ci sono device della grandezza di un cellulare che permettono la rilevazione dell’attività cardiaca, il tracciato può quindi essere inviato tramite Wi-Fi ad un medico cardiologo in India il quale dopo un breve lasso di tempo invia alla nostra casella di posta elettronica il referto medico, il tutto con dei costi molto contenti. Stessa soluzione viene adottata per le radiografie, dove tecnici di radiologia inviano le lastre a medici indiani per stilarne il referto medico. La globalizzazione così come gli investimenti diretti all'estero, riguarda tutti i settori di attività, il presente lavoro si è concentrato più che altro sul settore biomedicale. I dispositivi medici, essendo utilizzati dagli ospedali, per la maggior parte pubblici e solo in minima parte privati, sono acquistati in qualsiasi parte del mondo prevalentemente per mezzo di gare pubbliche di appalto, di conseguenza l’acquirente, al contrario di ciò che avviene per la maggior parte dei beni, non coincide quasi mai con l’utilizzatore finale, pertanto i dispositivi medici sono soggetti a politiche commerciali in qualche modo differenti. Gli stessi tempi di evasione degli ordini, sono dell’ordine di poche ore. Se dovesse mancare un prodotto, per quanto importante, dagli scaffali della grande distribuzione sarebbe un problema serio, ma se all'interno di una azienda ospedaliera dovesse mancare un dispositivo medico destinato alla maggior parte dei reparti ospedalieri, come l’anestesia e rianimazione per fare un esempio, sarebbe catastrofico, pertanto quando un’azienda biomedicale decide di internazionalizzarsi per mezzo dell’aperture di unità locali all'estero, è bene che tenga in considerazione i molteplici aspetti. Altra peculiarità delle aziende biomedicali è che: se da una parte i dispositivi medici non sono soggetti ad essere modificati (se non nella lingua utilizzata per le istruzioni d’uso e le avvertenze per lo smaltimento) per adattarli ai differenti paesi di sbocco, dall'altra tutti i paesi adottano iter procedurali, certe volte simili tra loro altre con macroscopiche differenze, per registrare i dispositivi medici presso il Ministero della Salute o altro ente accreditato prima della loro commercializzazione sul mercato domestico.
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