Riassunto analitico
Obiettivo: Durante gli ultimi venti anni le tecniche endovascolari hanno occupato una posizione sempre più rilevante nella terapia degli aneurismi dell’arteria poplitea (PAAs), affiancandosi al trattamento chirurgico “open” ritenuto ancora a tutt’oggi il “gold standard”. Allo stato attuale della chirurgia “endo”, l’endoprotesi Viabahn costituita da uno scheletro in nitinol coperto da uno strato di ePTFE, rappresenta il dispositivo più utilizzato per la correzione dei PAAs. Studi recenti hanno sostenuto l’impiego di Multilayer Flow Modulator (MFM), un sistema a stent scoperto che promette la riduzione di complicazioni post-operatorie mediante la conservazione del flusso vascolare delle branche collaterali a partenza dalla parete aneurismatica. Questa proprietà ha indotto a sperimentare l’utilizzo di uno stent scoperto che includesse le caratteristiche idonee alla replicazione dell’effetto osservato con MFM: Supera Stent. Si tratta di un dispositivo che garantisce minore invasività all’intervento, riduzione del rischio di trombo-embolizzazione periferica e diminuzione dei costi rispetto all’endoprotesi Viabahn. Questo studio intende confrontare i risultati intra- e post-operatori ottenuti con l’applicazione di un’endoprotesi coperta Viabahn con quelli derivanti dall’utilizzo dello stent scoperto Supera. A tal fine, si analizzano gli esiti post-operatori immediati e a medio termine quali: insorgenza di complicanze, pervietà endoprotesica e re-interventi chirurgici.
Metodi: Sono stati raccolti in un database i dati di 81 aneurismi dell’arteria poplitea presenti in 74 pazienti operati e studiati in follow-up tra il 2012 e 2020 presso l’Ospedale Civile di Baggiovara. Sono stati inclusi nello studio solo i soggetti sottoposti a correzione endovascolare primaria di PAA. La popolazione in esame è stata suddivisa in due gruppi (V ed S) utilizzando come parametro discriminante la tipologia di endoprotesi inserita (Viabahn/Supera).
Risultati: Per il gruppo V di 47 PAAs è stato ottenuto un periodo di follow-up medio di 56.3 mesi e di 15.5 per il gruppo S. Con le curve di Kaplan-Meier è stata registrata la probabilità di mantenimento della pervietà primaria a 25 mesi per il gruppo S e il gruppo V ottenendo rispettivamente 88.3% vs 80.9%. Allo stesso modo si è valutata la probabilità di libertà da re-intervento fino a 25 mesi ottenendo risultati simili tra i due gruppi S e V (85.0% vs 86.9%) ed è stata calcolata la probabilità di libertà da conversione chirurgica per Supera e Viabahn fino a 25 mesi (100% vs 91.4%). La regressione logistica ha evidenziato che la variabile “utilizzo di molteplici stents” rappresenta un fattore di rischio per l’occlusione. La variabile “terapia anticoagulante” è associata al re-intervento. I fattori di rischio per la conversione in “open” sono risultati essere “tipologia di stent utilizzato” e “apposizione trombotica endoluminale > 50%”. Le occlusioni di stent realizzatesi dopo re-intervento sono state registrate solo nei PAAs del gruppo V (11%) con conseguenti 2 amputazioni maggiori eseguite a 7 e 12 mesi dall’intervento primario. Nel gruppo V, la probabilità di libertà da endoleak è decrescente dal 20° (95.6%) all’80° mese (78.6%). Le variabili identificate come fattori di rischio per endoleak sono “terapia anticoagulante” e “presenza di materiale trombotico endoaneurismatico”. Infine, per entrambi i gruppi la “stent-related mortality” registrata è 0%.
Conclusioni: I risultati supportano l’utilizzo dell’endoprotesi Supera nonostante non sia stata registrata significatività statistica per nessuno degli outcomes stabiliti. Analisi ulteriori, caratterizzate da campioni di pazienti più ampi e tempi di follow-up maggiori, permetteranno di ottenere risultati staticamente significativi per l’individuazione del dispositivo più idoneo nel trattamento endovascolare.
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