Riassunto analitico
La vulnerabilità sismica di una costruzione può essere definita, in termini generali, come la sua suscettibilità ad essere danneggiata da un terremoto. La valutazione della vulnerabilità sismica delle costruzioni è un passo fondamentale nelle analisi di rischio sismico e nella definizione di scenari di danno per terremoti di diverse intensità. Questo lavoro di tesi si prefigge in primo luogo l’obiettivo di analizzare il comportamento della chiesa di San Martino Spino a seguito del sisma del 2012 che ha colpito l’Emilia ed in secondo luogo quello di cercare, attraverso la valutazione della sicurezza, delle soluzioni progettuali valide che permettano alla chiesa di tornare a svolgere la sua funzione in tutta sicurezza. Non è superfluo ricordare come a seguito degli ultimi terremoti italiani (dall’Umbria nel 1997 al Molise nel 2002, al disastroso sisma abruzzese del 2009), la maggior parte dei crolli si siano verificati fra gli edifici in muratura e sono quasi tutti chiaramente riconducibili a fenomeni di tipo locale, a particolari carenze strutturali (o della qualità muraria o dei dispositivi di vincolo) che sono state sistematicamente messe in evidenza dal sisma. Non a caso, una caratteristica propria delle murature tradizionali, che emerge dall’osservazione dei quadri di dissesto, riguarda proprio il carattere locale dei principali meccanismi di danno, per cui alcune parti della struttura possono rovinare mentre altre ne restano del tutto escluse. Questo tipo di risposta alle sollecitazioni sismiche è molto diverso da quello degli edifici intelaiati, dove un’azione qualsiasi, applicata in un punto generico, coinvolge comunque l’intera struttura. Le conseguenze al patrimonio architettonico italiano a seguito dei sismi sopra citati sono state devastanti sia sugli edifici dell’edilizia tradizionale dei centri storici antichi, sia sull’edilizia monumentale (come appunto le chiese). La necessità della tutela del patrimonio storico ed artistico nazionale, prevista dall’art. 9 della Costituzione, pone con forza il problema di conciliare la sicurezza statica con la conservazione. In questo quadro, il punto cardine per un equilibrio fra le esigenze della sicurezza e quelle della conservazione si può trovare considerando che il comportamento globale della costruzione in muratura non è altro che l’insieme di tutti i cinematismi locali possibili. Si può così ricorrere all’analisi cinematica, oggi finalmente riconosciuta ufficialmente dalla normativa tecnica, che consente di operare scelte progettuali leggere e poco invasive, perché calibrate in base a particolari punti di debolezza individuati. La valutazione della sicurezza rispetto a tali fenomeni localizzati richiede, in base alle NTC 2008, la determinazione di un valore numerico che esprima il livello di sicurezza della struttura rispetto ad un determinato stato limite. Tale verifica numerica può essere svolta tramite il metodo dei cinematismi, ossia valutando le condizioni di equilibrio di catene cinematiche che tendono a formarsi nella massa muraria. Tuttavia, le problematiche delle vecchie costruzioni in muratura consistono nel notevole grado di incertezza da cui sono affette e pertanto, come esprime chiaramente la norma al punto 8.5 delle NTC, “…è impossibile prevedere regole specifiche per tutti i casi. Di conseguenza, il modello per la valutazione della sicurezza dovrà essere definito e giustificato dal Progettista caso per caso…”. Ciò significa che lo studio dei cinematismi locali e la conseguente valutazione della sicurezza non possono in alcun modo prescindere dalla conoscenza della struttura attraverso strumenti quali l’analisi storico-critica, il rilievo geometrico-strutturale, il rilievo materico per la caratterizzazione dei materiali, l’analisi del quadro fessurativo (se presente), le analogie con danni di terremoti del passato e le ricorrenze strutturali con edifici simili vicini alla costruzione in esame.
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