Riassunto analitico
Il complesso Cimiteriale, oggetto della presente ricerca, è intitolato a San Cataldo ed è ubicato nella periferia Nord-Ovest della città di Modena. È di significative dimensioni ed è costituito da tre aree adiacenti, ma costruite in tempi diversi. Il Cimitero non deve essere oggetto di vergogna, tutt’altro, deve essere motivo di orgoglio; i suoi monumenti funebri, le sue lapidi fregiate di iscrizioni, la sua retorica pietrificata in statue allegoriche sono l’enciclopedia in marmo della buona coscienza, il museo pedagogico delle virtù che ai morti si riconoscono più che da vivi. Il Cimitero è l’altra città, che vive ai margini della prima e come quella cresce e si espande disciplinata da propri piani regolatori d’ampliamento. In particolare, il principale Cimitero metropolitano è costituito dalla parte monumentale, denominata “Costa” (dal nome dell’autore), dal Cimitero israelitico e dal nuovo Cimitero Rossi-Braghieri, per una superficie totale di circa 200.000 metri quadrati. Il primo nucleo del Cimitero (Cimitero Settecentesco, ancora riconoscibile nell’angolo Nord-Est dell’attuale recinto e indicato come “ossario settecentesco”) venne ordinato dal duca Francesco III d’Este, che influenzato dalle teorie illuministe in materia di igiene e decoro urbano, fece costruire nella seconda metà del Settecento un luogo specificamente destinato ai defunti posto fuori dalle mura di Modena e diede l’incarico a Giovan Francesco Zanini. Il duca Francesco III d’Este decise che Modena dovesse avere un Cimitero extraurbano, realizzato secondo regole di igiene, privo di segni e simboli religiosi. Così l’11 luglio 1773 si inaugurò a Modena uno dei primi Cimiteri extraurbani, improntato al rispetto di severe norme igieniche. Il Cimitero igienista rimase in funzione fino a dopo la metà dell’Ottocento. Nel giugno 1850 venne convocata una Commissione con lo scopo di elaborare un progetto di sistemazione del Cimitero esistente. All’interno della Commissione compaiono i nomi dell’Architetto Ingegnere modenese Cesare Costa, insieme al Medico Paolo Gaddi ed il Chimico Alessandro Savani. Il più significativo, per epoca di costruzione, per dimensioni e per importanza dei manufatti funebri è quello monumentale, denominato “Costa” e progettato nel 1850, quando l'Amministrazione Comunale di Modena affidò all'Architetto Ingegnere Cesare Costa l’incarico di realizzare un Cimitero di vaste dimensioni nel luogo in cui già sorgeva il camposanto cittadino. Costa elaborò un impianto geometrico preciso e rigoroso, in grado di risolvere il problema della sepoltura dei Modenesi per un lungo arco di anni, ma dotato di una veste architettonica elegante, sobria e decorosa. Il progetto consisteva nella costruzione di un corpo rettangolare chiuso, che racchiudeva una vasta area destinata alle inumazioni. Il primo problema da risolvere nella nuova progettazione fu relativo al luogo: i problemi di natura igienica causati dal tipo di terreno, rimasti irrisolti dal Cimitero preesistente. Inoltre, era necessario prevedere un incremento dello spazio per le tumulazioni. La storia del cantiere è estremamente interessante e sono conservati all’interno dell’Archivio Storico del Comune di Modena le fonti documentarie, i giornali di cantiere e gli atti contabili delle imprese e dei fornitori, che precisano lo svolgimento dei lavori con estrema cura, sia per quanto riguarda la gestione delle maestranze, delle lavorazioni sia per la scelta dei materiali e delle modalità costruttive. Il nucleo più recente è quello denominato “Rossi-Braghieri”; il 25 febbraio 1971 venne indetto dal Comune di Modena un concorso nazionale di idee per la realizzazione di un ampliamento del Cimitero “Costa” ormai insufficiente ad ospitare ulteriori sepolture. Ad aggiudicarselo furono gli Architetti Aldo Rossi (1931-1997) e Gianni Braghieri.
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