Riassunto analitico
L'elaborato di tesi si propone di svolgere una riflessione sulla traumaticità delle vite migranti, osservando criticamente come la dicotomia introdotta dalla legislazione italiana abbia sottolineato e aumentato, nel corso della storia sino ad oggi, il conflitto identitario di questi individui, osservando le testimonianze della Generazione Due anche detti migranti di seconda generazione. Si vuole ragionare su cosa significhi educare nella traumaticità proponendo una prospettiva pedagogica dedita alla complessità e alla cura dell’Altro, per una reale e condivisa liberazione. In prima istanza si volge lo sguardo alla condizione di "migrante" ha interessato la vita di molti italiani nella prima metà del Novecento, quando a fronte di una forte crisi economica, una forza lavoro sovrabbondante e la nascita di politiche emigratorie favorevoli, vengono ad aprirsi le porte alla cosiddetta Grande Emigrazione verso gli Stati Uniti. Si procede con l’analisi della storia legislativa italiana in materia di immigrazione, una legislazione giovane che, ricalcando inizialmente il modello categorizzante americano, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento ha proposto e affermato una politica di controllo e di categorizzazione escludente, fino ad arrivare alla fine degli anni Novanta, in particolare si esamina la Legge n. 286 del 1998, conosciuta come Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero. Volendo instaurare un discorso sull’importanza del contesto scolastico, ci si sofferma ad analizzare la storia e i tentativi inclusivi della legislazione scolastica in materia di immigrazione, a partire dalla Legge n. 517/77 fino al recente documento ministeriale, La via italiana per la scuola interculturale del 2006. Si procede prendendo in considerazione il procedimento di acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare le caratteristiche principali dello Ius Soli e Ius Sanguinis e di come questi influiscano sulle vite e sulle crisi identitarie dei cosiddetti Migranti di seconda generazione: coloro che sono nati in Italia da genitori migranti, portando come riferimento le opere e le testimonianze di alcuni autori post-coloniali, tra cui Igiaba Scego. Le testimonianze degli autori permettono, nel secondo capitolo, l’apertura ad una riflessione sui concetti di Identità e ibridismo e del rapporto con il “métissage” proposto da Marie Rose Moro. L’analisi della traumaticità e dei discorsi identitari post- coloniali prosegue attraverso gli studi nelle colonie e le opere principali dello psichiatra Frantz Fanon, mettendo l’accento sul rapporto fra cultura, società e malattia mentale, proponendo di esaminare il trauma attraverso un’"archeologia" proposta dall’ autore Roberto Beneduce, osservando le nuove “sindromi culturalmente caratterizzate” e i minori stranieri non accompagnati e l'importanza di un'educazione in emergenza. Nel terzo Capitolo, ci si propone di superare il concetto di accoglienza in ambito educativo, proponendo una riflessione sulle competenze interculturali degli insegnanti, attuandone una concettualizzazione nel modello proposto dagli studiosi Perry e Southwell e della necessità della creazione di un ambiente di dialogo stimolante, prendendo in riferimento gli scritti dell’autrice bell hooks. Queste considerazioni sono avvalorate dall’analisi delle teorie proposte dai Disability studies per l’inclusione e dalla Critical Race Theory, osservandone i più importanti principi teorici. Concludendo con le principali teorie di Paulo Freire in merito all'educazione come pratica di Libertà ed elogio della complessità.
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