Riassunto analitico
Nel nostro Paese, così come in ambito internazionale, negli ultimi decenni è stata prestata molta attenzione al tema dell’inclusione scolastica, sia sul piano normativo che su quello pedagogico. Essa rappresenta però ancora una grande sfida per la scuola: di fronte all’eterogeneità delle classi di oggi, è necessario che gli insegnanti sappiano predisporre dei contesti educativi in grado di accogliere tutti, perché l’inclusione è un processo che concerne tutti gli alunni, qualunque sia la loro condizione. Gestire le differenze, rispondendo nel contempo alle necessità di ogni studente, implica innanzitutto un ripensamento sul piano metodologico-didattico: il cambiamento deve partire dal superamento dell’impostazione frontale del metodo di insegnamento, per arrivare ad un affinamento delle procedure didattiche, le quali devono mirare a promuovere il ruolo attivo di ogni studente, facilitando la partecipazione di tutti e stimolando rapporti interattivi e di supporto reciproco. L’incontro fra tutti gli alunni deve avvenire sul piano degli apprendimenti ed è quindi fondamentale coniugare la didattica curricolare con le prospettive dell’inclusione. Un contesto inclusivo deve contemplare anche strategie specifiche di intervento rivolte agli alunni con bisogni speciali: la didattica deve farsi speciale e ciò costituisce un compito non semplice per la scuola, ma che può essere affrontato senza il timore di dover stravolgere l’assetto scolastico a cui si è abituati: è necessario mettere in campo, in modo strategico, le risorse che la scuola ha già a disposizione, le più ordinarie, normali. Nel ripensare gli interventi didattici, è fondamentale che gli insegnanti tengano conto del valore inestimabile della risorsa dei compagni di classe: le relazioni che si instaurano nel gruppo dei pari influenzano in modo considerevole il benessere e il successo scolastico di ogni alunno. È necessario investire quindi sulla costruzione di tali relazioni, promuovendo il più possibile occasioni di collaborazione e solidarietà. Stimolare negli alunni atteggiamenti prosociali e di aiuto reciproco, favorirà anche l’inclusione del compagno con bisogni speciali: egli si sentirà accettato e valorizzato dai suoi compagni e la sua presenza in classe risulterà realmente significativa. La logica dell’inclusione richiede un’organizzazione e un coordinamento precisi ma nel contempo flessibili fra tutti i diversi attori che entrano in gioco, sia interni che esterni alla scuola, perché la costruzione di contesti inclusivi può avvenire solamente attraverso un lavoro di rete. Ciò è stato ben interiorizzato e sperimentato dall’Istituto Lodi Terzo, per cui l’inclusione occupa il posto in cima alle priorità. In questa realtà scolastica da anni si ragiona in termini di speciale normalità e si lavora per promuovere e valorizzare la diversità attraverso una didattica potenziata: questa scelta è stata fatta per rispondere ai bisogni specifici di ogni alunno, offrendo prospettive di crescita per tutti e con il fine di includere in modo significativo anche alunni in situazione di disabilità severa e plurima. Il Progetto di Didattica Potenziata, nato in seno alla Primaria “Arcobaleno” alla fine degli anni’80, si configura oggi come un progetto supportato da un Piano dell’Offerta Formativa “sbilanciato” a favore dell’inclusione e da una proposta educativa qualificata ed articolata su più livelli, che abbraccia una didattica inclusiva, all’interno della quale ogni allievo ha la possibilità di esprimere e realizzare il massimo del proprio potenziale.
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