Riassunto analitico
INTRODUZIONE La ricostruzione durale, altrimenti nota come duroplastica, rappresenta una delle procedure neurochirurgiche maggiormente praticate. Un gran numero di materiali viene utilizzato per ricavare innesti durali biologici (autologhi, omologhi ed eterologhi) o sintetici, senza evidenze di superiorità di alcun materiale in termini di sicurezza o efficacia. Lo scopo dello studio è dimostrare che l’utilizzo per la ricostruzione durale di un materiale omologo, la fascia lata prelevata da cadavere, non comporta un significativo aumento di eventi avversi postoperatori rispetto ai surrogati eterologhi o autologhi. MATERIALI E METODI Questo è uno studio osservazionale retrospettivo che indaga gli eventi avversi nel percorso post-operatorio dei pazienti ricoverati presso l’U.O.C. di Neurochirurgia dell’AOU di Modena – sede Ospedale Civile di Baggiovara sottoposti ad un intervento neurochirurgico durante il quale è stata praticata una duroplastica, dal 1/1/2019 al 30/4/2021. Sono stati analizzati i registri operatori, le cartelle cliniche con i dati neurodiagnostici, le visite registrate nel gestionale dell’ambulatorio e per ogni paziente è stato preparato un case report in formato elettronico (eCRF) dove furono registrati i dati epidemiologici e chirurgici del paziente, le principali caratteristiche del paziente e dell'operazione che possono influenzare il rischio di sviluppo di infezione del sito chirurgico: codice identificativo anonimo, sesso, età, diabete, obesità, fumo, diagnosi, tipo di procedura chirurgica, drenaggio postoperatorio, tipo di duroplastica, sito della duroplastica, dimensione dell'innesto, data della procedura chirurgica, raccolta sottocutanea, fistola liquorale, infezione del sito chirurgico superficiale, infezione del sito chirurgico profonda, infezione liquorale con coltura positiva. Sono stati osservati i dati delle cartelle cliniche e/o ambulatoriali dei controlli eseguiti a 1 giorno, 1 settimana, 1 mese, 3 mesi. Nelle scansioni TC eseguite è stata osservata la presenza di raccolte sierose e/o ematiche subdurale e/o epidurale o eventuali aree di impregnazione post-contrastografiche RISULTATI Considerati i criteri d’inclusione ed esclusione sono stati reclutati 88 pazienti (M:F 53%:47%), con età media di 62 anni (ds 23,19 e mediana di 61,1). La popolazione esaminata è stata suddivisa sulla base della tipologia di duroplastica effettuata in: autologhe (15%), omologhe (25%) ed eterologhe (60%). In generale, sono stati registrati 9 eventi avversi (10%), tra cui: 7 raccolte di liquor; 3 raccolte di pus; 4 fistole evidenziabili alla TC. Questi hanno portato alla revisione chirurgica di 5 casi, trattamento con drenaggio liquorale in 2 e l’utilizzo di antibiotici. In generale considerando periodo post-operatorio ed eventi avversi sono stati trattati con antibiotici 26 pazienti (30%). CONCLUSIONI I risultati dello studio non hanno registrato differenze statisticamente significative tra l’utilizzo del sostituto durale omologo rispetto a quelli eterologhi ed autologhi. La fascia lata è stata impiegata in diversi approcci chirurgici, sia a livello della base cranica (endoscopia transfenoidale), sia in craniotomie sovratentoriale che in craniectomie decompressive, così da constatarne un’ampia versatilità di utilizzo. Nessuna complicanza infettiva correlata all’utilizzo di questo innesto è stata riportata, si può quindi considerare l’innesto omologo come una valida opzione dal momento che presenta vantaggi paragonabili a quelli di un innesto autologo o eterologo senza le relative problematiche associate alla reperibilità del tessuto e alle morbilità associate al sito donatore.
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