Riassunto analitico
Il disturbo depressivo maggiore (DDM) e i deficit neurocognitivi hanno una prevalenza più alta tra gli individui infetti da HIV rispetto alla popolazione generale, con un conseguente impatto sulla qualità della vita e sull’efficacia della terapia antiretrovirale. La patogenesi della comorbidità neuropsichiatrica nei pazienti HIV+ non è ancora del tutto chiara, ma sembra che i mediatori dell’infiammazione abbiano un ruolo importante: l’infezione da HIV induce l’attivazione dei mediatori dell’infiammazione e in particolare delle citochine, che sono anche coinvolte nel quadro biochimico della depressione e nella risposta al trattamento antidepressivo.
Il progetto HD è uno studio di coorte multicentrico, prospettico, longitudinale che si propone di studiare il profilo dei biomarkers infiammatori correlati allo stato depressivo e il valore predittivo che essi hanno rispetto all’outcome clinico all’interno della popolazione degli individui con recente diagnosi da sieropositività HIV. Si studia anche il ruolo di questi profili nell’insorgenza di disturbi neurocognitivi e si valuta l’attuabilità di un protocollo standardizzato per una gestione clinica integrata multidisciplinare dell’assistenza ai pazienti infetti da HIV con comorbidità. I pazienti reclutati si sottopongono a uno screening psichiatrico, se positivi sono valutati in modo più approfondito per depressione maggiore e quando necessario viene impostata una terapia farmacologica. All’inizio e alla fine dello studio si raccoglie una valutazione neurocognitiva di tutti gli individui e un campione di sangue su cui si fa una ricerca di indicatori e specifici biomarkers immunitari.
Dall'analisi dei dati raccolti risulta che il DDM si associa a una situazione di maggiore vulnerabilità immunologica dei soggetti (conta totale di CD4+ inferiore) e ad una maggiore espressione genica di alcune molecole del sistema IL-18 (interleuchina 18), dato che confermerebbe il ruolo della flogosi nell’eziopatogenesi della depressione. Lo stesso riscontro si ha nell’associazione tra deficit neurocognitivi rilevati alla prima valutazione, conta di CD4+ ed espressione di IL-18. L’ipotesi dell’attivazione di un preciso pattern immunologico che coinvolge IL-18 è ulteriormente confermata dai risultati coerenti ottenuti rispetto agli altri parametri psicometrici considerati (demoralizzazione, punteggio alla scala IMSA). I parametri infettivologici utilizzati oggi nella clinica per la stadiazione dell’infezione e per il monitoraggio della risposta alla HAART (es. conta CD4+ e CD8+) sono quindi effettivamente connessi all’espressività clinica di comorbidità psichiatrica e neurocognitiva, indicando che a una maggior vulnerabilità infettivologica corrisponde maggior vulnerabilità psichiatrica e psicologica. Sebbene invece IL-18 non sia ancora un parametro utilizzato nella clinica, i risultati di questo studio confermano che esso sia coinvolto nella risposta alla terapia antiretrovirale, suggerendo che questo marker possa essere utile per predire l’insorgenza di depressione e deficit neurocognitivi, oltre che per dare indicazioni sulla possibile risposta alla terapia e sulla prognosi della malattia. Tali evidenze sono un punto di partenza importante per condurre ulteriori studi su popolazioni più ampie, al fine di giungere alla creazione di protocolli terapeutici che puntino a migliorare l’efficacia del trattamento e a ridurre la comparsa di altre patologie croniche che impattano significativamente sulla qualità della vita del paziente e sul sistema sanitario che lo assiste.
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