Riassunto analitico
Questo lavoro sintetizza gli aspetti più importanti delle fratture da fragilità ossea nel paziente anziano in crescente aumento, le cause i fattori di rischio e i modelli di gestione che più assicurano il miglior outcome per questi pazienti. Si definisce “ frattura da fragilità”, quella che avviene spontaneamente senza una causa apparente come un trauma importante: alla base vie è una ridotta resistenza dello scheletro. Si tratta di una frattura risultante da forze meccaniche che normalmente non potrebbero causare una simile lesione. E’ altresì nota come, esito di trauma a basso livello o a bassa energia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha quantificato tali forze come equivalenti ad una caduta da un’altezza non superiore a quella del soggetto in piedi. Quando una persona ne viene colpita, ha un rischio cinque volte maggiore di subire una seconda frattura entro i successivi 2 anni. Negli ultimi decenni, il concetto di fragilità ha assunto sempre più un maggior ruolo nel mondo medico, a causa del fenomeno della transizione demografica. Si ritiene fragilità, uno stato biologico età dipendente caratterizzato da ridotta resistenza agli stress, secondario al declino di più sistemi fisiologici e correlato a comorbilità, disabilità rischio di istituzionalizzazione, e mortalità. In tale contesto un ruolo rilevante è assunto dalla debolezza muscolo scheletrica, dato i criteri necessari alla diagnosi riguardanti perlopiù la mobilità e in particolar modo le due principali patologie dell’invecchiamento: osteoporosi e sarcopenia. L’osteoporosi è caratterizzata da una riduzione della massa ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo che induce un’aumentata fragilità ossea con conseguente aumento delle fratture da fragilità ossea nel paziente anziano. La prevenzione dell’osteoporosi sia primaria (postmenopausale e senile), che secondaria, si concentra sui seguenti elementi: conservazione e miglioramento del materiale e delle proprietà strutturali dell’osso; prevenzione delle cadute; miglioramento complessivo della massa magra. Interventi non farmacologici ( alimentazione, attività fisica, adeguato apporto di calcio e vit. D con la dieta)o correzione di fattori di rischio modificabili (fumo di sigaretta, abuso di alcool, fattori di rischio ambientali per le cadute, attività fisica) sono raccomandati a tutti i soggetti. In prevenzione secondaria inoltre è importante impostare tempestivamente e correttamente, un trattamento con farmaci che agiscono sulle cellule responsabili della regolazione del metabolismo osseo. Riguardo ai traumi fratturativi, molta importanza riveste l’evento caduta. Quando le persone invecchiano sono sempre più a rischio di cadere. Una delle complicanze, più frequentemente associata alle cadute, nel paziente anziano con fragilità ossea, è sicuramente la frattura di femore, evento gravato da un alto tasso di perdita dell’autosufficienza, morbilità e mortalità. Anche se il gold standard del trattamento delle fratture di femore è l’intervento chirurgico, nella gestione del paziente anziano con frattura da fragilità ossea, è fondamentale un approccio multidisciplinare al fine di potergli garantire il trattamento più intensivo e mirato possibile, il modello di gestione che meglio risponde alle esigenze di tale paziente è l’Unità Operativa di Ortogeriatria. L’Ortogeriatria, è un nuovo modello di gestione che contempla un collaborazione tra ortogeriatri, chirurghi ortopedici, anestesisti, fisiatri, ed altre figure professionali che prendono in carico il paziente anziano fratturato dall’ingresso in Pronto Soccorso, alla gestione perioperatoria soprattutto per quanto riguarda le comorbidità, a quella post operatoria nella gestione delle complicanze, nel percorso riabilitativo, fino alle dimissioni ed al follow-up per un miglior out come del paziente anziano con frattura da fragilità ossea.
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