Riassunto analitico
La tesi concerne lo studio delle DOP e delle IGP sul piano giuridico focalizzando l’attenzione sulla normativa europea di tutela e valorizzazione di tali segni distintivi dal 1992 fino all’attuale emanazione del 2012 e sulla sua attuazione a livello nazionale italiano. Essa inoltre si estende ad esaminare i principali accordi bilaterali conclusi dall’Unione europea che hanno incidenza sulle DOP e IGP toccando anche alcuni profili in ambito internazionale. La normativa sui segni distintivi è incentrata sul luogo di origine o di provenienza, la cui zona di coltivazione o allevamento della materia prima, è utilizzata prevalentemente nella preparazione e nella produzione di prodotti alimentari che seguono un iter geografico definito; avere questa funzione distintiva rispetto ad altri alimenti, non idonei alla registrazione, perché non risultano conformi alla normativa europea, costituisce un plus di garanzia; l’assenza di questi segni distintivi, su prodotti similari, determina una comunicazione mendace e decettiva. Questi sono strumenti privati di fonte normativa distinta, che possono essere accumunati per esprimere il legame prodotto-origine, quale messaggio di sicurezza del prodotto per la trasparenza e la tracciabilità della sua origine, che va a incentivare sicuramente una dottrina più specifica. La promozione della qualità territoriale trova sue specificazioni e declinazioni nei concetti di origine, tipicità, tradizionalità, provenienza dei prodotti, radicandosi fortemente nel territorio e nelle esigenze di valorizzazione e promozione che originano dal contesto comunale, regionale, nazionale ed europeo. Questa qualità cosiddetta territoriale assume sempre di più una dimensione globale, perché globale è il mercato, ma le esigenze del settore agro-alimentare riferite a pressanti forme di tutela e di lotta alla contraffazione, sono da ricercare principalmente, sul piano comunitario e internazionale, nel codice del diritto civile e penale. Le disposizioni del reg. n. 882/2004 costituiscono la base giuridica per avviare una procedura di infrazione a carico di uno Stato membro, che, invitato ad intervenire in caso di violazione dei diritti connessi alle DOP e alle IGP, a prescindere dalla provenienza geografica del segno, deve porre fine ad un abuso a danno di una IG, come la sentenza sul caso Parmesan, discussa in modo approfondito in questa tesi. La contraffazione propriamente detta riguarda prevalentemente illeciti relativi alla violazione del marchio registrato, delle denominazioni di origine (DOP, IGP, ecc.), del logo, del design, del copyright, fino ad arrivare alla contraffazione del prodotto stesso, con implicazioni di carattere produttivo e igienico sanitario, talvolta molto gravi, es. l’agropirateria. L’Italian Sounding fa riferimento all’imitazione di un prodotto/denominazione/marchio attraverso un richiamo alla presunta italianità del prodotto che non trova fondamento nel prodotto stesso, e in diversi altri mercati, inclusi anche quelli europei, relativo ai prodotti alimentari prodotti in tali Paesi che, attraverso l’utilizzo di parole, colori, immagini e riferimenti geografici sulle etichette e sulle confezioni, inducono il consumatore ad associare erroneamente il prodotto locale a quello autentico italiano. Tra le cause principali si rilevano falsa indicazione del Made in Italy (prodotti realizzati all’estero), l’abuso di denominazioni protette; l’uso di ingredienti nocivi per la salute ovvero la pratica di procedure di produzione e/o conservazione non idonee (es. assenza di tracciabilità).
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Abstract
La tesi concerne lo studio delle DOP e delle IGP sul piano giuridico focalizzando l’attenzione sulla normativa europea di tutela e valorizzazione di tali segni distintivi dal 1992 fino all’attuale emanazione del 2012 e sulla sua attuazione a livello nazionale italiano. Essa inoltre si estende ad esaminare i principali accordi bilaterali conclusi dall’Unione europea che hanno incidenza sulle DOP e IGP toccando anche alcuni profili in ambito internazionale.
La normativa sui segni distintivi è incentrata sul luogo di origine o di provenienza, la cui zona di coltivazione o allevamento della materia prima, è utilizzata prevalentemente nella preparazione e nella produzione di prodotti alimentari che seguono un iter geografico definito; avere questa funzione distintiva rispetto ad altri alimenti, non idonei alla registrazione, perché non risultano conformi alla normativa europea, costituisce un plus di garanzia; l’assenza di questi segni distintivi, su prodotti similari, determina una comunicazione mendace e decettiva. Questi sono strumenti privati di fonte normativa distinta, che possono essere accumunati per esprimere il legame prodotto-origine, quale messaggio di sicurezza del prodotto per la trasparenza e la tracciabilità della sua origine, che va a incentivare sicuramente una dottrina più specifica.
La promozione della qualità territoriale trova sue specificazioni e declinazioni nei concetti di origine, tipicità, tradizionalità, provenienza dei prodotti, radicandosi fortemente nel territorio e nelle esigenze di valorizzazione e promozione che originano dal contesto comunale, regionale, nazionale ed europeo. Questa qualità cosiddetta territoriale assume sempre di più una dimensione globale, perché globale è il mercato, ma le esigenze del settore agro-alimentare riferite a pressanti forme di tutela e di lotta alla contraffazione, sono da ricercare principalmente, sul piano comunitario e internazionale, nel codice del diritto civile e penale.
Le disposizioni del reg. n. 882/2004 costituiscono la base giuridica per avviare una procedura di infrazione a carico di uno Stato membro, che, invitato ad intervenire in caso di violazione dei diritti connessi alle DOP e alle IGP, a prescindere dalla provenienza geografica del segno, deve porre fine ad un abuso a danno di una IG, come la sentenza sul caso Parmesan, discussa in modo approfondito in questa tesi.
La contraffazione propriamente detta riguarda prevalentemente illeciti relativi alla violazione del marchio registrato, delle denominazioni di origine (DOP, IGP, ecc.), del logo, del design, del copyright, fino ad arrivare alla contraffazione del prodotto stesso, con implicazioni di carattere produttivo e igienico sanitario, talvolta molto gravi, es. l’agropirateria.
L’Italian Sounding fa riferimento all’imitazione di un prodotto/denominazione/marchio attraverso un richiamo alla presunta italianità del prodotto che non trova fondamento nel prodotto stesso, e in diversi altri mercati, inclusi anche quelli europei, relativo ai prodotti alimentari prodotti in tali Paesi che, attraverso l’utilizzo di parole, colori, immagini e riferimenti geografici sulle etichette e sulle confezioni, inducono il consumatore ad associare erroneamente il prodotto locale a quello autentico italiano. Tra le cause principali si rilevano falsa indicazione del Made in Italy (prodotti realizzati all’estero), l’abuso di denominazioni protette; l’uso di ingredienti nocivi per la salute ovvero la pratica di procedure di produzione e/o conservazione non idonee (es. assenza di tracciabilità).
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