Riassunto analitico
I principali interventi normativi in tema di sicurezza, succedutesi nel tempo, comprendono gli artt. 32 e 41 Cost. e l'art. 2087 c.c. Successivamente si ebbero i decreti degli anni '50, che con il supporto dell’art. 2087 c.c., e integrati da qualche regola di specifica tecnica, hanno retto le sorti della salute sui luoghi di lavoro fino agli anni ’90. In questo contesto si viene a collocare la legislazione comunitaria direttiva n. 89/391/CE. La Direttiva 89/391/CEE recepita dal legislatore italiano attraverso il d.lgs. 19 settembre 1994, n. 626. Successivamente con il d.lgs n. 81/2008, e successive modifiche d.lgs. n.106/2009 si è provveduto a riorganizzare la normativa in materia, armonizzando tutte le leggi vigenti in una logica unitaria. Nello svolgimento dell’attività lavorativa, i rischi possono essere non solo individuabili in pericoli di natura fisica, chimica o biologica, ma riconducibili all'interno dell'organizzazione di lavoro in cui il soggetto è inserito, si tratta dei rischi psico-sociali che possono incidere sia sulla salute fisica che psichica in modo diretto o indiretto. L'effetto più studiato è quello indiretto, mediato cioè dal fenomeno dello stress; i rischi psico-sociali, infatti, possono essere identificate nel mobbing, molestie e violenza sul lavoro e burn-out. La valutazione dei rischi deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, compresi quelli legati allo stress lavoro-correlato. Pertanto, l'intento dovrà necessariamente essere quello dell'abbattimento del rischio e quindi della prevenzione dello stress attraverso opportuni interventi. Tre sono i principali tipi di interventi per la gestione dello stress lavoro correlato: 1. prevenzione primaria; 2. prevenzione secondaria; 3. prevenzione terziaria. Gli interventi di prevenzione primaria relativi all'organizzazione formale si possono attuare attraverso: - Riprogettazione psico-sociale del lavoro (job redesign); -Management partecipativo; - Flessibilizzazione dell'orario di lavoro; - Sviluppo di carriera; - Riprogettazione dell'ambiente fisico di lavoro. Le teorie di contenuto sulla motivazione più applicate negli ambiti professionali sono state quelle di Maslow, Herzberg, McClelland, McGregor e la teoria del rinforzo di Skinner. La motivazione diventa un fattore strategico nelle politiche di gestione dell’organizzazione aziendale, volto a migliorare la cura ed il benessere lavorativo della stessa. Il concetto di benessere organizzativo, pertanto, si riferisce al modo in cui una persona vive la relazione con l'organizzazione in cui lavora. Tanto più un soggetto si sente di appartenere all'organizzazione, perché ne condivide le pratiche, i valori e i linguaggi, tanto più trova motivazione e significato nel lavoro. La valorizzazione del capitale umano, l’incentivazione della motivazione, il miglioramento delle condizioni di lavoro e quindi la riduzione e/o prevenzione dei rischi stress lavoro-correlati, consentono all’organizzazione di raggiungere risultati, efficienza e benessere lavorativo preservando la salute del lavoratore.
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