Riassunto analitico
Nel corso degli ultimi due decenni, l’infezione da Clostridium difficile (CDI) è emersa come una minaccia per la salute pubblica globale. Solo negli Usa, nel 2011 si sono verificati 453 mila casi di CDI, 83 mila recidive e 15 mila decessi. Nei Paesi industrializzati è la causa più comune di diarrea infettiva tra i pazienti ricoverati e l’infezione da Clostridium difficile presenta frequenti recidive (in almeno il 35% dei casi) dopo il trattamento con antibiotici. Le recidive rappresentano un problema nel problema perché oltre ad essere più difficili da trattare, generano la necessità di ricoverare di nuovo il paziente, hanno costi maggiori ed hanno un esito in generale più negativo. Al momento non esistono terapie ufficialmente approvate per la prevenzione delle recidive di infezione da C. difficile. La fisiopatologia della CDI è multifattoriale e complessa. Visto che un microbiota intestinale maturo e altamente variabile conferisce resistenza rispetto alla colonizzazione da C. difficile e protegge contro lo sviluppo di una CDI, la semplice esposizione a spore di C. difficile non è sufficiente a causare CDI. La perturbazione del microbiota intestinale da parte degli antibiotici crea un ambiente favorevole alla germinazione delle spore di C. difficile e alla colonizzazione del tratto gastrointestinale ad opera degli organismi vegetativi in grado a loro volta di rilasciare tossine responsabili dei sintomi della CDI. Il ripristino del microbiota intestinale protegge contro le recidive da CDI. Anche la risposta immunitaria dell'ospite è importante per la modulazione della CDI. Ad esempio, una mancanza di anticorpi antitossina di C. difficile e / o un mancato sviluppo di un’adeguata risposta immunitaria umorale alle tossine di C. difficile contribuisce allo sviluppo di CDI. La migliorata comprensione della fisiopatologia della CDI ha spinto a riconsiderare sia le modalità di trattamento che le strategie di prevenzione. Nuovi antibiotici, bioterapeutici e terapie immunologiche rappresentano promettenti strategie emergenti per il trattamento e la prevenzione di CDI. L’anticorpo monoclonale Bezlotoxumab (Zinplava® di MSD), il 23 ottobre 2016 è stato approvato dalla FDA per la prevenzione delle recidive di infezione da Clostridium difficile in pazienti ad alto rischio già in trattamento antibiotico. Il 23 novembre 2016 anche il CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use), ha dato parere favorevole alla Commissione europea all’approvazione di bezlotoxumab. Bezlotoxumab è un anticorpo monoclonale completamente umano prodotto in cellule ovariche di criceto cinese mediante tecnologia del DNA ricombinante sviluppato per neutralizzare in modo selettivo la tossina di tipo B prodotta da C.difficile, prevenendo il danno alla parete intestinale alla base dei sintomi quali dolori addominali e diarrea acquosa. Bezlotoxumab viene somministrato come una singola infusione IV, avendo una emivita di quasi 3 settimane. Gli studi clinici MODIFY I e II, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo sono stati condotti in pazienti con infezione confermata da C. difficile, già trattati con lo standard di cura a base di antibiotici. I pazienti arruolati hanno ricevuto una singola infusione IV (n=781) o placebo (n=773) e sono stati seguiti per 12 settimane. L’endpoint primario era il ripetersi dell’ infezione da C. Difficile e l’endpoint secondario era la risposta clinica sostenuta. Entrambi hanno dimostrato che una singola dose di bezlotoxumab era superiore al placebo nel prevenire le infezioni ricorrenti da C. Difficile (p=0,0003), con una riduzione del 10% nei tassi di recidiva e un aumento del 9,7% dei tassi di guarigione.
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