Riassunto analitico
Con l’aumento dell’età della popolazione, la demenza è divenuta la patologia cerebrale degenerativa più frequente ed in continuo aumento, arrivando a oltre un milione di persone in Italia nel 2022. Nel corso degli anni si è delineata l’esigenza di una diagnosi precoce, a vantaggio di potenziali terapie in grado di modificare l’evoluzione della malattia, con l’introduzione di una condizione premorbosa definita Mild Cognitive Impairment (MCI) caratterizzata da un tasso di progressione a demenza del 10-15% all’anno. Studi recenti suggeriscono che l’alimentazione possa modificare l’insorgenza e il decorso di queste patologie attraverso cambiamenti biochimici ed epigenetici. Tramite un disegno di studio di tipo prospettico, abbiamo reclutato dal 2019 al 2021 una coorte di soggetti affetti da MCI residenti nelle province di Modena e Reggio Emilia, con un periodo di osservazione (follow-up) a distanza di 18-24 mesi. Criteri di inclusione sono stati diagnosi di MCI stabilita clinicamente sulla base di anamnesi e valutazione neuropsicologica secondo i criteri del DSM-5, capacità di scrivere e leggere la lingua italiana al fine di poter compiere la valutazione neuropsicologica e infine presenza di un caregiver disponibile a rispondere a questionari parte della valutazione neuropsicologica. In aggiunta alle procedure che compongono la valutazione clinica, abbiamo studiato fattori legati alle abitudini alimentari attraverso la somministrazione di un questionario alimentare semi-quantitativo, food frequency questionnaire-FFQ, validato e sviluppato all’interno del progetto EPIC (European Prospective Investgation into Cancer and nutrion). Tramite applicazione di una modalità di analisi di sopravvivenza, abbiamo utilizzato una regressione con modello di Cox per valutare il rischio di evoluzione da MCI a demenza in base alle abitudini alimentari dei soggetti al momento del reclutamento. In particolare, abbiamo calcolato il rischio di sviluppare demenza tramite calcolo dell’hazard ratio (HR) e del suo intervallo di confidenza a 95% per terzili di assunzione (terzile più basso come riferimento) e infine abbiamo modellato la relazione tra i fattori dietetici e il rischio di demenza utilizzando un modello di regressione tipo spline non lineare. Oltre alle singole categorie alimentari abbiamo valutato l’aderenza ai tre pattern alimentari più studiati in relazione al declino cognitivo, ovvero la dieta Mediterranea, l’approccio dietetico per fermare l’ipertensione (Dietary Approach to Stop Hypertension - DASH) e l’intervento mediterraneo-DASH per ritardare la neurodegenerazione MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay diet). In totale sono stati reclutati 144 soggetti. Nel lavoro di tesi vengono illustrate le caratteristiche al baseline dei partecipanti allo studio, incluse le abitudini alimentari e l’aderenza ai pattern dietetici. Saranno infine mostrati i risultati dell’analisi del rischio di evoluzione a demenza utilizzando i dati di follow-up (ultima data di osservazione considerata 31 Dicembre 2022).
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