Riassunto analitico
La terapia medica effettuata ai fini dell’interruzione volontaria della gravidanza (IVG), regolamentata dallo Stato italiano con la Legge 194 del 22 Maggio 1978, è divenuta a tutti gli effetti con l’introduzione delle prostaglandine negli anni ’70 e degli antagonisti del progesterone negli anni ’80, un’alternativa sicura ed efficace alla tecnica chirurgica. Il lavoro svolto consiste in uno studio retrospettivo, approvato dal Comitato Etico dell’Area Vasta Emilia Nord in data 07/05/2019, eseguito analizzando le cartelle SDO delle pazienti in trattamento medico per IVG, con protocollo applicato presso l’Ospedale Universitario Policlinico di Modena durante il biennio 2019-2020. Lo scopo principale dello studio è stato mettere in luce che le procedure che non vanno a buon fine, nemmeno a seguito di una seconda dose di terapia farmacologica (misoprostolo), sono un numero limitato, che il numero di donne costrette a ricorrere comunque alla chirurgia (RCU) per concludere l’iter abortivo è esiguo e in linea con i dati della letteratura precedente, e che la quantità di effetti collaterali riportato dalle pazienti arruolate è esigua e che soprattutto non sono stati registrati casi gravi né tantomeno fatali. Sono state visionate 553 cartelle e arruolate pertanto altrettante pazienti, senza esclusioni. È stata eseguita l’analisi statistica dei dati tramite STATA e sono stati confrontati i risultati con la letteratura precedente reperibile. I risultati confermano che la terapia medica a base di mifepristone e misoprostolo, ai fini dell’IVG, è un metodo efficace nonché sicuro.
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