Riassunto analitico
La ricerca ha avuto come scopo lo studio dei resti archeologici e archeobotanici provenienti dalle necropoli dell' agro mutinense, della città di Modena, datate dal I secolo fino al IV secolo d.C. L'obbiettivo è stato quello di avere un quadro completo degli aspetti concernenti i rituali dopo la morte che venivano celebrati sulle sepolture e che i contesti archeologici possono restituirci. La ricerca si è dunque focalizzata sui resti alimentari e sulle offerte che ricorrevano durante il periodo romano, nonchè sul modo di pensare che essi rappresentano e il simbolismo relativo alla morte in contrapposizione alla vita. Come possono questi gesti cambiare in base agli aspetti individuali, sociali ed economici? Durante il periodo romano le offerte funerarie erano molto frequenti nelle sepolture, specialmente in 3 principali cerimonie: le libagioni, il pasto funebre (silicernium) e i doni al defunto durante le festività segnalate dal calendario romano. I resti di cibi cotti e bruciati rinvenuti in questi siti funerari, dipendono sia dalle pratiche individuali che sociali: differenti tipi di oggetti e prodotti possono potenzialmente dare informazioni sul defunto, le credenze e i costumi sociali. Novi Sad Park, Marzaglia, Via Ferrari, Via Cesana, Via Pica, Cittanova, Spilamberto, sono i siti archeologici che hanno restituito centinaia di sepolture nel comune di Modena, sia cremazioni che inumazioni . L’analisi di queste necropoli ha evidenziato come la frutta fosse l’offerta più ricorrente (uva, datteri, fichi, pesche, noci, nocciole, pinoli). Sono frequenti anche i cereali e i legumi , tra i quali il favino. Oltre ai metodi tradizionali utilizzati, come la flottazione e la setacciatura, sono state adottate delle nuove tecnologie avanzate per studiare la presenza di offerte rituali. Per questa ragione è stato utilizzato un metodo non invasivo, il CT-SCAN, per poter visualizzare la struttura interna dei campioni archeobotanici carbonizzati, ottenendo cì una ricostruzione in 3D. Le testimonianze archeobotaniche sono state comparate con campioni moderni bruciati in ambiente anossico a 200/500/700/900 °C per 2 ore. E’ stato poi applicato il SAXS (X-RAY SCATTERING) per investigare la temperatura adottata durante il rogo della pira funebre. E’ stata ritenuto utile anche un’analisi antracologica utilizzando degli specifici microscopi per indagare i resti di carbone e capire il tipo di legno impiegato per la costruzione delle pire funebri, con la collaborazione dell’università di Limoges (FR).
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Abstract
The research aimed to study the archaeological and archaeobotanical remains from the agro mutinense necropolis of Mutina, dated from the 1st to the 4th century AD. The purpose was to make a wider and complete framework of the deepen aspects concerning the after-death rituals, as inferred from graves contexts. The research focused on the foodstuffs and offers that were common during the Roman Age, the way of thinking they represent and the symbolism related to death in juxtaposition with life. How did they change in relation to individual, social and economic aspects? During Roman times, ritual offerings were widespread in graves, especially in three principal ceremonies: the libation, the funeral meal and the gift to the dead. Indeed, in these sites, the records of raw, cooked or burnt food in funerary contexts depends on human practices: different kind of objects and products can potentially provide more information about the deads, their beliefs and customs.
The Novi Sad Park, Marzaglia, Via Ferrari, Via Cesana, Via Pica, Cittanova, Spilamberto, are the sites providing hundreds graves, both of the cremation and inhumations type. The analysis of this necropolis shows that fruit records are the most common (grapes, dates, figs, peaches, walnuts, pinenuts, hazelnuts). Also cereals and pulses, among which is the fava bean, are important.
In addition to traditional methods, such as sieving and flotation, new advanced technologies helped to study offerings presence. For this reason, in order to visualize the internal structure of the burned archaeological samples using a non invasive technique, a CT-scan has been used in 3D reconstructions obtained from the archaeological samples. Archaeobotanical records have been compared with modern samples burned in anoxic conditions at 200/500/700/900 °C for 2 hours. In order to investigate the temperature of burning adopted in ancient practices, archaeological samples were analysed using a SAXS approach (200-900 °C).
It has been done also an anthracological analysis with the collaboration of Limoges University (FR), in particular to examine the type of woods used for the funeral pyre using some specific microscopes.
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