Riassunto analitico
Il sistema produttivo italiano risulta essere tra quelli più duramente colpiti dalla crisi finanziaria ed economica che dal 2008 affligge i principali paesi europei. A livello nazionale, un ruolo di assoluto rilievo al fine dell’ amplificazione degli effetti di tale congiuntura negativa ha riguardato le strategie di finanziamento storicamente poste in essere dalle aziende del nostro paese. Il tessuto imprenditoriale italiano risulta caratterizzato al 99,9% da piccole e medie imprese, nelle quali prevale il modello della famiglia proprietaria-fondatrice che controlla il capitale aziendale e, al tempo stesso, governa le scelte strategiche legate al proprio sviluppo. Nonostante i meriti gestionali, nella maggior parte di tali realtà è facile riscontrare carenze di adeguate competenze in diverse aree gestionali, a partire proprio da quella finanziaria, la cui articolazione e posizionamento all’ interno della struttura aziendale risulta spesso marginale e, in alcuni casi, addirittura assente. Non è difficile riscontrare situazioni nelle quali la struttura finanziaria si discosta notevolmente dalla propria composizione teorica ottimale, risultando perlopiù focalizzata sull’ indebitamento bancario, a discapito di un limitato ricorso alla raccolta del capitale sui mercati finanziari. Sulla base di tali presupposti il modello italiano che per anni ha garantito crescita e sviluppo al nostro paese è venuto a trovarsi in grandi difficoltà nel momento in cui si sono create condizioni di stress nel mercato del credito, conseguenza diretta di una regolamentazione più stringente in termini di capitale, liquidità e leva finanziaria. In un simile contesto, il legislatore italiano ha dunque deciso di intervenire mettendo a disposizione delle piccole e medie imprese, che più di altre risentono di questa situazione, strumenti di finanziamento alternativi e/o complementari al credito bancario al fine di favorire la transizione da un orientamento tradizionalmente banco-centrico ad un sistema finanziario maggiormente orientato al mercato. In questo elaborato, articolato in tre capitoli, viene pertanto trattato il tema dei minibond in qualità di strumento finanziario che, in riferimento al quadro normativo rinnovato a partire dal 2012, potrebbe avviare un percorso volto a favorire la diversificazione delle fonti di finanziamento, specialmente per quanto riguarda le società di minore dimensione. In particolare, il capitolo 1, “Il sistema finanziario”, oltre ad esplicitare i caratteri relativi alla funzione creditizia – allocativa assolta da tale infrastruttura allo scopo di favorire il trasferimento di risorse finanziarie nel tempo e nello spazio, fornisce una rappresentazione del contesto ambientale di riferimento necessaria a comprendere le motivazioni che hanno consentito l’ avvio del mercato dei minibond. Il capitolo 2, “Il quadro normativo di riferimento”, espone i principali interventi legislativi italiani che, a partire dal D.L. “Crescita” del 22 giugno 2012, n. 83, hanno reso omogeneo il trattamento civilistico e fiscale, sia dal lato emittente che dal lato investitore, di società quotate e non in Borsa, consentendo così alle imprese di ridotte dimensioni l’ accesso ad un canale di finanziamento dal quale, fino a quel momento, risultavano escluse. Il capitolo 3, “Analisi dei minibond quotati sul Segmento Professionale ExtraMOT PRO di Borsa Italiana”, analizza le principali caratteristiche delle imprese emittenti e delle emissioni che, a partire dal 2013, sono state quotate sul Segmento Professionale ExtraMOT PRO di Borsa Italiana, illustrando altresì le possibili ragioni di un mercato ritenuto, ad oggi, ancora sottosviluppato.
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