Riassunto analitico
L’obiettivo della tesi è mettere in rilievo il potere dello storytelling sul benessere umano, quale mezzo di comunicazione e coinvolgimento psicofisico, che influenza il circuito cerebrale e suscita emozioni corporee. Il lavoro di riflessione prende avvio dall’analisi dell’atto della lettura in sé e per sé, quale azione che plasma e modifica il nostro cervello grazie all’intervento delle connessioni neuronali che costruiscono circuiti di decodifica del segno grafico. Il circuito della lettura è il risultato della combinazione di tre principi di base: neuroplasticità cerebrale, progressiva specializzazione di cellule neuronali, sviluppo di automatismi. Le risposte dei singoli neuroni dipendono dalle scene visive di cui l’organismo ha avuto precedentemente esperienza: la nostra corteccia non è pertanto tabula rasa, ma è una sorta di deposito di mattoncini Lego con cui è possibile creare sempre qualcosa di nuovo. Progredendo negli stadi della lettura e raggiungendo la competenza riconducibile alla lettura esperta, il lettore è in grado di cogliere i dettagli semantici di ciò che decodifica, fino a raggiungere lo stato di lettura profonda, attività intensa che coinvolge più regioni cerebrali e funge da veicolo per viaggiare oltre la quotidianità generando pensiero critico. L’avvento della lettura digitale pare abbia messo in pericolo l’aspetto profondo della lettura e dunque abbia modificato aspetti del pensiero critico, ma, nonostante l’iper-connessione ci porti a essere sempre più superficiali, il sesto senso, quello del libro, cattura ancora la nostra attenzione, poiché la narrazione è parte dell’essere umano. La lettura è altresì strettamente connessa ai meccanismi che governano la narrazione, la quale a sua volta viene utilizzata per spiegare e interpretare gli eventi che accadono e gli aspetti della socialità. Il bisogno di narrare è primitivo ed emerge in ogni epoca umana in diverse forme (disegni, scrittura, racconto orale). La narrazione, dunque, così come la lettura, plasma il nostro cervello, stimolando il pensiero critico e controfattuale e ci permette di immaginare e produrre ipotesi che modificano la realtà, coinvolgendo i nostri sensi perché, essendo embodied, sono ritenute responsabili del mind reading e dello sviluppo dell’empatia. Le neuroscienze hanno dimostrato, inoltre, che la narrazione riesce a curare, poiché raccontarsi porta alla cura di sé, al superamento del trauma, allo spostamento dei problemi che angosciano la nostra esistenza. La narrazione come cura di sé è stata supportata anche in ambito clinico: per la narrative-based medicine la narrazione riesce a far cogliere con maggiore chiarezza gli aspetti di una patologia, che viene affrontata non solo dal punto di vista clinico sotto forma di disease, ma anche come percezione soggettiva ovvero illness, poiché l’homo sapiens non è solo corpo, ma è anche mente. Diverse metodologie innovative come la narrazione autobiografica, la biblioterapia, la graphic medicine, la digital narrative medicine hanno permesso di attivare percorsi di cura proficui, in cui oltre all’aspetto clinico, viene considerata la sfera personale, il vissuto del paziente. A tal proposito, è stato analizzato il percorso di cura della scrittrice Alice Sebold, che ha trasformato la violenza subìta inizialmente in narrazione autobiografica e poi in narrazione finzionale, riuscendo a superare definitivamente il trauma vissuto, passando dallo stato di vittima a quello di sopravvissuta. La narrazione, infine, viene considerata strumento educativo e viene proposto in appendice un progetto didattico che si serva della narrazione per suscitare pensiero critico relativamente al problema contemporaneo della violenza di genere. La proposta didattica non ha la presunzione di considerarsi esaustiva nella risoluzione del problema, ma nasce con l’intento di suscitare spunti di riflessione e maggiore consapevolezza nelle nuove generazioni.
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