Riassunto analitico
Per Sincope si intende una perdita transitoria di coscienza, dovuta ad un’ipoperfusione cerebrale globale, caratterizzata da rapida insorgenza, breve durata, e recupero completo e spontaneo. Si ritiene che almeno la metà degli individui che compongono una popolazione andrà incontro nel corso della propria vita ad un episodio sincopale, e con maggiore frequenza nell’età giovanile adulta, e dopo i 60 anni. La patologia sincopale assume particolare rilievo nella popolazione anziana per via delle comorbidità, della polifarmacoterapia, del controllo dei liquidi insoddisfacente, della frequente ridotta efficienza della pompa contrattile cardiaca, di alterazione dei meccanismi di regolazione dell’omeostasi pressoria. Nel soggetto anziano la sincope può determinare una compromissione della qualità della vita, per via delle recidive frequenti, causa di ripercussioni a livello psicologico con quadri di ansia e depressione, e del rischio non trascurabile di cadute che possono essere causa di fratture e importanti disabilità. La sincope può essere suddivisa, in relazione ai meccanismi eziopatogenetici, in sincope cardiaca, sincope riflessa, tra cui le sincopi da sindrome del seno carotideo, e in sincope da ipotensione ortostatica. Una percentuale significativa di sincopi rimane poi inspiegata (10-18%), e per queste forme, pur in un contesto di benignità, sono giustificati indagini diagnostiche più approfondite volte alla ricerca di soluzioni terapeutiche appropriate. L’approccio diagnostico ai pazienti anziani, tenendo conto delle peculiarità riportate, si basa, come per il paziente più giovane, sulla esclusione di sincopi che rappresentano una minaccia per la vita del soggetto, come le sincopi cardiache. La valutazione iniziale prevede una indagine anamnestica accurata che ha il compito di stabilire le circostanze e le modalità di comparsa dell’evento e la presenza di prodromi che spesso possono guidare nella diagnosi eziologica. Va poi effettuato un attento esame obiettivo, volto ad escludere innanzitutto compromissioni del sistema cardiovascolare, ipersensibilità barocettoriale, modifiche pressorie legate a cambi posturali, oltre ad una valutazione più generale del paziente. Infine si effettua un elettrocardiogramma che, se negativo, contribuisce ad escludere patologie cardiache, responsabili di forme a volte maligne di sincope. Fondamentale risulta inoltre escludere condizioni che potrebbero essere non correttamente descritte come sincopi, tra cui le crisi epilettiche, gli attacchi ischemici transitori vertebro-basilari, disordini metabolici, intossicazioni. Il procedimento diagnostico successivo comprende, soprattutto nelle forme di sincope indeterminata, indagini diagnostiche di secondo livello. Tra esse un ruolo importante è rivestito dal Tilt table test, esame con un ruolo chiave nella diagnosi di sincope vasovagale di tipo cardioinibitorio, vasodepressivo o misto, e di forme di ipotensione ortostatica (classica, fugace e tardiva) e disautonomia, forme di incompetenza cronotropa e POTS. Il test viene eseguito secondo le disposizioni del protocollo italiano, semplice e con alta specificità, tale da consentire la diagnosi nella maggioranza dei soggetti sottoposti all’indagine e si compone di tre fasi: fase di stabizzazione della durata di cinque minuti, fase attiva della durata di 20 minuti, fase di potenziamento farmacologico attraverso la somministrazione di nitroglicerina in forma spray, alla dose di 400 microgrammi. Lo studio ha lo scopo di verificare il ruolo e l’utilità del Tilt Table Test nella diagnosi di sincope nel paziente anziano, sulla base dei risultati dell’esame eseguito sul campione di 55 pazienti, afferenti all’ambulatorio TILT TABLE TEST del centro N.O.C.S.A.E di Baggiovara (Modena) nel 2018. Ci aspettiamo che i risultati dello studio siano compatibili con quelli riportati in letteratura in merito alla validità diagnostica dell’esame.
|